Legge 104/1992, come evitare le truffe

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La legge n.104, del 5 febbraio 1992, si riferisce “all’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. Principali destinatari sono dunque i disabili, ma non mancano riferimenti anche a chi vive con loro e di conseguenza ha l’obbligo morale e legale di occuparsene. Garantendo così alla persona che ha bisogno e alla sua famiglia adeguato sostegno.

Per i familiari si prevede il coinvolgimento nei programmi di cura e riabilitazione della persona con handicap, in un percorso integrato di prestazioni sanitarie e sociali (Art. 7 comma 1).

Al nucleo familiare della persona handicappata, vengono destinati interventi di carattere socio-psicopedagogico, di assistenza sociale e sanitaria a domicilio, di aiuto domestico e di tipo economico (Art. 8, comma 1 a).

Il lavoratore dipendente e genitore di un figlio con handicap, o coniuge oppure parente di persona handicappata ha diritto ad appositi permessi retribuiti (Art. 33). Ed è in questa circostanza che molti datori di lavoro si sentono a rischio, tanti infatti i fatti di cronaca che vedono coinvolti truffatori che vanno avanti così per molto tempo. Ovviamente un ipotetico sospetto non può essere fonte certa di infedeltà da parte del dipendente, c’è bisogno di dati certi. Dati che possono essere forniti solo ed esclusivamente da professionisti che conoscono la legge e sanno come muoversi.

Per questo abbiamo studiato come lavora un professionista, nello specifico un Investigatore privato di Foggia che da anni, aiuta aziende e privati a sopperire a problematiche come queste. Di fatto l’investigatore è abilitato a svolgere controlli su permessi concessi per la Legge 104/1992 , nonché investigazioni su malattia ed infortuni che si protraggono o si ripetono sistematicamente, portando al sospetto di falsità delle stesse.

Il lavoro dell’investigatore è finalizzato a reperire prove foto e video di tutti quelli che sono i comportamenti scorretti del dipendente. Arrivando ad esempio ad accertare l’orario di entrata e uscita da lavoro o la sua presenza altrove in orario di servizio.

La perpetrazione del comportamento, provata grazie all’investigatore, abilita il datore di lavoro a porre in essere il “ licenziamento per giusta causa ”, legalmente riconosciuto. Il professionista di fatto lavora portando a disposizione prove che possono essere tranquillamente esposte in sede legale, avvalorando così la tesi.

Il tutto porta a risultati concreti, evitando perdite di tempo, partendo da una consulenza gratuita e senza impegno.

Di conseguenza, la legge ammette da parte del datore di lavoro un ingaggio di un investigatore privato per pedinare il dipendente, nel caso di fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104.

Spesso la giurisprudenza è stata interrogata sulla legittimità della condotta del datore che conferisce incarico ad un detective privato o ad un’agenzia investigativa per “controllare” un proprio dipendente. Va specificato a questo punto che il divieto si riferisce, al controllo del corretto svolgimento delle mansioni. Sembra quasi assurdo ma la legge dice che il datore di lavoro non può spiare i dipendenti al fine di verificare che adempiano gli obblighi previsti dal contratto di lavoro. Mentre invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale.

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