Tutti vogliono salvare il mondo

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Non si contano gli eventi realizzati per sensibilizzare i potenti, sulla questione inquinamento. Buona parte organizzati da giovani, cosa altamente giusta considerando che il futuro è loro ma è anche vero che dovrebbero essere gli “adulti” a prendere le iniziative importanti per cercare di salvare quel che resta del pianeta terra, considerando che abbiamo già fatto strage di tutto quello che si poteva, fino ad ora.

Ora però questa ignoranza deve cessare, non è più possibile girarsi dalla parte opposta e far finta di niente. Il cambiamento climatico fa paura a molti eppure la percentuale di coloro che all’atto pratico fanno qualcosa è veramente bassa.

Dalla fine di aprile 2019, si sono tenuti eventi in merito in oltre 190 paesi.

Tutti sulla scia dell’interesse acceso nei giovani dagli appelli di Greta Thunberg, la Giornata della Terra assume un significato ancora più forte e, alla vigilia dei suoi 50 anni, si conferma come la più vasta manifestazione ambientalista del mondo. Con 193 Paesi e 22.000 organizzazioni coinvolte, per un totale di un miliardo di cittadini.

Tema di quest’anno in particolare sono le specie minacciate di estinzione e su questo filo conduttore sono numerosissime le iniziative organizzate nei Paesi promotori.

Quest’ultima settimana di settembre, è stata un’altra settimana per chiedere ai grandi della terra strategie più incisive contro il riscaldamento globale. Una manifestazione che ha visto coinvolti circa 2500 eventi in 150 nazioni del mondo. Dati che fanno figurare questo Friday for future la più grande manifestazione per l’ambiente mai organizzata.

Dal 20 al 27 settembre il pianeta è in fibrillazione. In prima linea per il “Global Strike For Future”, o i cosiddetti #FridaysForFuture, soprattutto gli studenti. Giovani che scelgono di disertare gli impegni accademici quotidiani per chiedere provvedimenti più efficaci nel contrasto ai cambiamenti climatici. Per questo oltre 80 paesi, dagli Stati Uniti all’Iran, dal Giappone all’Australia, dall’India all’Europa si sono animati.

Venerdì 27, solo in Italia 160 città hanno fatto sentire i loro cori “green”. Da Milano a Roma, da Napoli a Piacenza, i cortei sono partiti tra le 8.30 e le 9.30.

Manifestazioni che si associano ad eventi realizzati dai maggiori enti ambientalisti nel mondo.

Legambiente, associazione ambientalista italiana, fondata negli anni ‘80 non ha tardato a far sentire la sua voce.

“È stato l’uomo a cambiare il clima, quindi prima che sia troppo tardi può ricambiarlo.”

Nasce da questa considerazione la nuova sfida dell’ente che rafforza il proprio impegno per combattere la crisi climatica con la nuova campagna #ChangeClimateChange

Si cerca con loro di proporre, in una chiave di cambiamento. Ma è soprattutto uno strumento aperto ai cittadini, uno spazio di confronto e di incontro, dove approfondire cause e soluzioni, denunciare i Nemici del clima e valorizzare le tante esperienze positive già presenti sul territorio.

Per essere tutti protagonisti di questa sfida, non solo i ragazzi che vogliono riprendersi la propria terra ma anche coloro che all’atto pratico, nel quotidiano sanno di poter fare qualcosa e fino ad ora non l’hanno fatto.

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente ha dichiarato:

«Come ci ricorda costantemente Greta Thunberg non c’è davvero più tempo da perdere se vogliamo invertire la rotta e fermare la crisi climatica. Changeclimatechange nasce per questo: invertire gli effetti di questa emergenza, mettendo in campo iniziative concrete, stili di vita sostenibili e offrendo strumenti di comprensione delle cause e degli effetti dei cambiamenti climatici. Un luogo dove informarsi, attivarsi e mobilitarsi da subito anche nel proprio quotidiano perché solo tutti insieme possiamo fermare la febbre del Pianeta. Anche domani saremo nelle piazze italiane pronti a sostenere la marea di giovani che nell’ultimo anno si è mobilitata per chiedere che i governi, a partire da quello italiano, si attivino con un impegno serio e tangibile con scelte adeguate allo scenario che la crisi climatica ci impone già».

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