La Ferrari con cui Schumacher ribaltò le sorti
La svolta della Ferrari è dovuta prima di tutto alle auto che hanno fatto la storia e che sono state di grande supporto ai grandi piloti che ancora oggi si susseguono. A 20 anni dal ribaltamento delle sorti avviato dal Kaiser, parliamo un po’ delle auto che hanno scritto la storia della Ferrari.
Nel 2000 il simpatico tecnico sudafricano ha potuto trarre beneficio dalla stretta collaborazione con i motoristi capeggiati dall’ingegner Paolo Martinelli. Ne uscì fuori il V10 denominato 049 che non aveva più un’architettura a 80 gradi come le unità precedenti, ma l’allargamento dell’angolo fra le teste a 90 gradi aveva permesso un abbassamento delle testate di 25 mm a tutto vantaggio della forma aerodinamica della monoposto con una sensibile riduzione della resistenza all’avanzamento.
Anche se esternamente la F1-2000 non differiva molto dalla 399 che l’aveva preceduta, le piccole differenze che hanno reso quasi imbattibile la prima Rossa del secondo millennio si potevano osservare in ogni particolare della monoposto.
Il muso era rimasto alto, nel wind-tunnel il greco Nikolas Tombazis aveva notato che un maggiore passaggio d’aria sotto la vettura, passaggio che permetteva di aumentare il carico aerodinamico nel diffusore posteriore.
In virtù di questi studi a Maranello avevano preferito non seguire i dettami della McLaren rivale che, invece, aveva battezzato un musetto più basso per la MP4-15. Anche l’alettone anteriore, con due flap sovrapposti a forma di freccia, denotava l’accurata ricerca aerodinamica. Certo che la mano di Byrne si era notata soprattutto nelle finezze applicate al telaio.
La FIA, infatti, aveva imposto delle misure minime delle scocche per assicurare i massimi valori di sicurezza. I tecnici del Cavallino erano riusciti a ottenere gli stessi risultati di eccellenza pur interpretando in modo fantasioso le nuove norme per la sicurezza, due nervature ai bordi della parte superiore della scocca avevano permesso di raggiungere le misure di regolamento solo in quei punti, guadagnando in penetrazione aerodinamica sul resto della superficie.
Le pance laterali a loro volta, erano state ridisegnate in funzione di una diversa collocazione dei radiatori, mentre le protezioni intorno alla testa del pilota erano state “scavate” per liberare il passaggio dei flussi verso l’ala posteriore.
Il cofano del motore era più stretto grazie al V10 ribassato e allo spostamento del serbatoio dell’olio all’interno di quello della benzina. Fin nei primi test a Fiorano la F1-2000 si era rivelata di ben due secondi più veloce della vettura dall’anno prima.
A quel punto la conferma della superiorità tecnica si era avuta già nei primi 3 GP della stagione che avevano sancito una tripletta di Michael Schumacher, ma a Silverstone c’è stato il risveglio della McLaren a ribadire che non sarebbe stata una passeggiata. Il risultato vede: primo Coulthard; secondo Hakkinen e Schumacher terzo.
A Maranello riuscirono così a ribaltare la negatività e a dare a Michael Schumacher la potenza e la classe necessaria da permettergli di riscrivere la storia.
Michael confermò con questa macchina le sue qualità di pilota, la pioggia è stata poi una minaccia frequente in quell’anno ma ricordiamo bene che le Rosse hanno sempre tratto il massimo beneficio dalle condizioni climatiche difficili. Vincendo sul bagnato in Canada, a Indy e a Suzuka, mentre Barrichello ha costruito il suo capolavoro a Hockenheim con le slick sull’acqua.