Iannone – Chi ha sbagliato…
Il risultato analitico avrebbe evidenziato la positività al Drostanolone, uno steroide androgeno anabolizzante (AAS) di natura esogena che è presente nella lista delle sostanze proibite della Wada di cui, ai sensi del Codice Antidoping, la Federazione internazionale del motociclismo (FIM) non ha finora potuto rivelare né nome, né concentrazione.
Quello che ora molti pensano, in seguito a quanto anticipato dal suo avvocato è che nonostante De Rensis sia noto per aver preso le difese di personaggi del calibro di Antonio Conte nel calcio scommesse e della madre di Marco Pantani, il legale abbia commesso un errore nel sottovalutare quindi, i tempi e i modi dell’azione difensiva.
Una strategia questa che poi riporterebbe alla memoria la vicenda che coinvolse Valentino Rossi ai tempi dell’accusa per evasione fiscale, quando nel 2007 si difese con un improbabile video messaggio, salvo poi fare retromarcia e ammettere le sue colpe patteggiando comunque una multa molto salata.
Riguardo invece alla strategia difensiva in questione, anche questa sembra davvero non poter portate molto lontano, come evidenziato dal prof. Paolo Borrione, ematologo e docente dell’Università di Roma del Foro Italico che vanta un’importante esperienza proprio nell’antidoping.
Secondo lo specialista, quella che il legale definisce come “una quantità di metaboliti molto esigua” è comunque riconducibile all’assunzione “volontaria” di prodotti dopanti, affermando:
“Con un valore alto, avrei pensato a un’assunzione volontaria, ma con questi valori non si può escludere l’involontarietà – fa notare Borrione alla Rosea, ritenendo che il quantitativo rilevato può essere compatibile con un ciclo di anabolizzanti – se fosse stato concluso 2/3 settimane prima del controllo: è una sostanza che ha un’emivita breve e che cala progressivamente all’assunzione”.
Allo stato dei fatti comunque, Andrea Iannone difficilmente eviterà il processo e la sua carriera rischia di essere seriamente compromessa dalla vicenda doping. Ad oggi infatti il pilota attende la sentenza della FIM dopo essere risultato positivo all’antidoping anche nel test “B”.
Le seppur minime tracce di Drostanolone ritrovate nelle sue urine possono mettere a rischio la carriera del pilota Aprilia che dal canto suo professa la sua innocenza, ma sarà una delle più difficili sfide in carriera. Certa la sua assenza nel test MotoGP di Sepang in programma in Malesia agli inizi di febbraio.
Quel che è certo è che sarà un iter giuridico molto intricato e ciò di conseguenza richiede tempo. Abbastanza per rischiare di saltare i test e forse le prime gare del Mondiale 2020 di MotoGP.
Ma come Iannone anche Aprilia dovrà fare i conti con i tempi, e per questo motivo deve correre ai ripari. L’idea più logica è che il posto di Iannone, da pilota ufficiale, venga preso dal collaudatore Bradley Smith, nonché ex pilota di MotoGP che fra l’altro vanta ben sei anni di esperienza, sempre se l’italiano non venisse scagionato da ogni accusa e fosse così pronto per il via dell’8 marzo in Qatar.
L’inglese ha dalla sua il fatto che conosce bene la moto, l’ambiente e potrebbe essere adesso la persona giusta. Si è proposto anche Karel Abraham, un altro esperto pilota della categoria regina, non sono molte altre le opzioni del momento, non resta che restare in attesa che la giustizia faccia la sua parte.