Il caso Iannone
In questi giorni torna alla cronaca il caso Iannone che ha gettato nel caos il mondo della MotoGP. Oggi vi parliamo del risultato delle ultime analisi e di quello che potrebbe essere lo scenario futuro.
Dalle contro analisi la positività resta, ma a quanto pare i valori del campione denominato “B” paiono così bassi da incoraggiare la tesi difensiva dell’assunzione inconsapevole, ovvero quella che sarebbe avvenuta per contaminazione alimentare, come sostenuto dal pilota fin dal primo momento.
Presso il laboratorio di Wada di Kreischa, nei pressi di Dresda, in Germania, sono in corso le controanalisi chieste dai legali di Andrea Iannone, trovato positivo a un controllo antidoping.
Il pilota dell’Aprilia, con una comunicazione rilasciata dalla società il 17 dicembre 2019, è stato sospeso in via provvisoria dalla Federazione Internazionale di Motociclismo, in base all’art. 7.9.1 del Codice Antidoping Fim, per la positività al Drostanolone, uno steroide androgeno esogeno anabolizzante, inserito nella lista 1.1a proibita della Wada e rinvenuto nelle sue urine al test effettuato il 3 novembre 2019 dopo il GP di Malesia.
L’avvocato Antonio De Rensis, a Dresda con il dottor Alberto Salomone, commenta così l’esito di queste analisi:
“Le controanalisi dovrebbero attestare la presenza di metaboliti pari a 1,150 nanogrammi per millilitro, quantitativo esiguo, considerando anche che il pilota era da oltre un mese di in Asia e che il test, eseguito subito dopo il GP, era relativo a un campione di urina molto densa, pari a 1,024, per la forte disidratazione della corsa. È un dato che ci conforta verso la tesi della contaminazione alimentare, anche perché gli steroidi sono assunti con cicli lunghi, non occasionali. Alla prima comunicazione ufficiale avvieremo le nostre attività per mostrare l’estraneità di Iannone e riconsegnarlo all’Aprilia, di cui apprezzo l’atteggiamento garantista”.
Nel frattempo all’orizzonte si profila un eventuale deferimento, la raccolta di altri elementi difensivi, poi il procedimento con dibattimento. Il campione dovrà presentarsi prima davanti alla Disciplinare Internazionale, che deve emettere una sentenza entro 45 giorni, poi, eventualmente, con l’appello al Tas di Losanna.
Se pare difficile una revoca della sospensione per far salire di nuovo in sella Iannone, giusto in tempo per i test del 7 febbraio, la speranza è di un verdetto entro il via della stagione, l’8 marzo in Qatar.
Il ventaglio delle sanzioni è abbastanza ampio per uno sportivo nel fiore della sua carriera, va dalla reprimenda a 2 anni di squalifica, che decorrerebbe dal 17 dicembre. Comunque la soglia dei 4 anni, per dolo, pare lontana, proprio a causa della quantità assunta.
Al momento il centauro appare, disorientato ma positivo e afferma ai giornalisti della Gazzetta, tutta la sua voglia di:
“Tornare al più presto in sella alla mia Aprilia, per superare questo momento”.
Ma secondo quanto affermano le ultime indiscrezioni, una mossa dell’avvocato che difende Andrea Iannone rischia di compromettere ulteriormente la posizione del pilota. In quanto pare che nei giorni dell’analisi del campione “B”, il suo avvocato Antonio De Rensis, abbia rivelato che il riscontro dell’esame sarebbe stato positivo, anticipando così la comunicazione ufficiale circa il nome della sostanza vietata nonché i valori emersi dalla controverifica.