Il perché del No di Hamilton alla Ferrari

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Mentre aspettiamo la F1 2020 Bahrain, il pilota inglese della Mercedes ha parlato del proprio rapporto con le Rosse della F1, tra voci di mercato e ipotesi varie. Questo perché, la scadenza del contratto con la Mercedes è a breve, a fine 2020 e il rinnovo non è ancora arrivato. Ma diciamoci la verità, difficilmente nel futuro di Lewis Hamilton ci sarà la Ferrari e di certo non è solo perché a Maranello si è sposata la linea giovane con Charles Leclerc che dalla prossima stagione sarà affiancato da Carlos Sainz junior, scelto come erede di Sebastian Vettel.

A mettere pepe su un rapporto mai nato, al di là di qualche ciclica voce di mercato, e che ha invece vissuto su anni di rivalità quando il pilota inglese era alla guida della McLaren è stato lo stesso Hamilton, che in un’intervista al magazine GQ ha spiegato cosa lo ha unito storicamente, ma anche cosa lo divide oggi, dal pianeta delle Rosse.

Lewis ha rivelato:

Sono sempre stato un fan della Ferrari, ho visto Michael Schumacher vincere lì. Ricordo che una delle prime auto che ho comprato è stata una Ferrari. Penso che sia una squadra e un marchio estremamente iconico, immagino che ogni pilota abbia sognato come sarebbe stato sedersi nell’abitacolo rosso, ma nella mia epoca ci sono state cose che ho visto nelle quali non vedo necessariamente rispecchiati i miei valori ed il mio approccio” – parole dure ma vere, oggi forse sentite da tanti.

Il pilota di Stevenage ha poi concluso anticipando il proprio futuro una volta che avrà deciso di chiudere la carriera in Formula 1:

“Non voglio mancare di rispetto alla Ferrari, ma quando mi ritirerò voglio lavorare con Mercedes per aiutarli ad essere ancora migliori nel mondo esterno”.

Proprio grazie alla conquista del Mondiale 2020, Hamilton ha eguagliato con sette titoli iridati un mito della storia della Ferrari e dell’intera Formula 1 come Michael Schumacher. Il pilota inglese ha invece sopravanzato il tedesco come numero di Gp vinti in carriera, superando la quota di 91, fissata da Schumi.

Anche per questo oggi non avrebbe senso continuare il discorso che ultimamente alcuni media stanno portando avanti, su chi sarebbe il migliore fra i due. Dibattito aperto sul confronto tra Lewis e Schumi dopo che l’inglese ha raggiunto il tedesco nel numero di gare vinte.

Obbiettivamente parliamo di epoche diverse, caratterizzate del fatto che le auto utilizzate dai due, sono eccessivamente diverse, nella forma aerodinamica e non solo, inutile provare a negarlo.

Ma così come avviene per tutti gli sport poi è sempre difficile fare un parallelo tra epoche diverse. Lo è nel calcio con l’eterna sfida tra Pelè e Maradona, nel tennis con i paragoni tra i vari Federer, Nadal e Djokovic con i mostri sacri del passato, su tutti, tanto per fare alcuni esempi, ed è così anche per la F1. Forse ancor più difficile laddove c’è una componente non trascurabile come il mezzo meccanico.

Sia a Schumacher che a Hamilton viene imputato il difetto di aver usufruito spesso e volentieri della monoposto più forte di gran lunga nel paddock, la Ferrari per Schumi, la Mercedes per Lewis, senza neanche troppi avversari da battere.

Di fatto poi, poco o nulla si parla oggi dei 5 titoli di Juan Manuel Fangio conquistati con ben 4 macchine diverse, oppure la tripletta iridata di Niki Lauda e Nelson Piquet. Mentre tutto impallidisce poi, dinnanzi alla grandezza immortale del grande Ayrton Senna.

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