Grosjean racconta la sua rinascita

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Romain Grosjean per la prima volta ieri, ha raccontato i dettagli dell’incidente che lo ha visto protagonista pochi giri dopo lo spegnimento dei semafori nel Gran Premio F1 2020 Bahrain.

Ho avuto più paura per i miei cari che per me, è per loro ed è grazie a loro che sono riuscito ad uscire dall’abitacolo. […] Ho visto le immagini in seguito, non si vedono nemmeno a Hollywood delle scene del genere – ha raccontato Grosjean raggiunto dall’emittente francese TF1 – sto bene, a parte che mi ritrovo con le mani di Topolino, ma le ustioni sono superficiali, riesco a muovere tutte le dita. Mi sono reso conto subito della portata dell’incidente, non è stata la mia ora. Mi ricordo tutto dall’inizio alla fine, non ho perso conoscenza. Per uscire dall’abitacolo sono riuscito a slacciare le cinture, il volante invece era volato via credo al momento dell’impatto. Attorno a me ho iniziato a vedere solo il colore arancione delle fiamme e mi è venuto in mente l’incidente di Niki Lauda. Dovevo uscire di lì per i miei bambini”.

Come ben sappiamo purtroppo, da fuori non era possibile vedere niente, ecco perché risulta davvero complicato cercare di comprendere come sia riuscito a scappare, per quello sembra quasi una seconda rinascita.

“Sono passati 28 secondi, ma a me sono sembrati molto di più. Anche perché ho provato tre volte ad uscire dall’abitacolo. Sono ovviamente fortunato ad essere vivo dopo un incidente così. Ora vorrei riuscire a correre ad Abu Dhabi per salutare la F1 in maniera diversa ma anche per me stesso, per capire se sono ancora in grado di correre. Non l’avrei mai detto, ma sarei contento anche di tagliare il traguardo in ventesima posizione”.

Nonostante dal primo momento, quando lo abbiamo visto saltar fuori dalla macchina, in molti abbiamo iniziato a parlare di miracolo, Grosjean non ne vuol sentir parlare:

“Più che un miracolo si è trattato di un concorso di circostanze che sono andate tutte nella giusta direzione. Senza l’Halo di sicuro non sarei qui. Evidentemente Jules Bianchi non aveva voglia di vedermi lassù. Per me è come se fossi rinato domenica. L’incidente mi ha marchiato a vita”.

Sono state numerosissime le manifestazioni d’affetto per Romain Grosjean dopo il terribile incidente. Una di queste, in particolare, ha decisamente colpito il francese, la visita da parte di uno dei veterani del Circus, il pilota Ferrari, almeno fino a fine stagione di Sebastian Vettel.

Un bel gesto raccontato proprio da Grosjean, dimesso martedì dall’ospedale, a ‘L’Equipe’:

“Sebastian è venuto a trovarmi lunedì mattina. Abbiamo discusso di quanto successo, parlando di un’idea comune sulla formazione dei commissari di pista, ovvero quella di avere gli stessi uomini su tutte le piste del calendario. Chi mi ha salvato era un pompiere militare professionista, che sapeva esattamente cosa stesse facendo in quel momento”.

Anche la F1 s’interroga su cosa bisognerà fare per evitare che questa minaccia possa ripetersi in futuro. L’impatto quasi frontale, di circa 35 gradi, della monoposto contro le barriere è stato devastante: si è calcolata una decelerazione di 53g mentre la vettura viaggiava a circa 220 km/h. Romain ha frenato violentemente per ridurre la velocità d’impatto.

Di certo il ritorno del fuoco in pista ha fatto tornare alla memoria episodi che sembravano dimenticati. Ricordiamo che l’ultimo incendio di una monoposto risale al 1996 quando Pedro Diniz nel GP di Argentina a Buenos Aires riuscì a scappare via dalla Prost JS43–Mugen Honda avvolta dalle fiamme per una vistosa perdita di carburante conseguente al pit stop con rifornimento.

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