Vaccino Covid-19: Domande e Risposte

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Come vi abbiamo preannunciato questa mattina, riproponiamo qui alcune delle risposte dell’Immunologo Andrea Cossarizza, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, rilasciate a La Repubblica.

Le domande sul vaccino al Covid-19, sono fra le più comuni. Le prime che vi proponiamo si ricollegano al tema trattato questa mattina.

Quando sapremo che tipo di immunità offre il vaccino della Pfizer?

Da quando a novembre è stato annunciato il vaccino, ancora oggi, sembra difficile capire che il vaccino protegga sì dalla malattia, ma non sappiamo se offra un’immunità sterilizzante. L’analisi dei dati effettivi deve iniziare una settimana dopo il richiamo, che è comunque troppo presto per trarre delle conclusioni. Neanche la fase tre, quella finale, è in grado di sciogliere infatti tutti gli interrogativi. La durata della protezione del vaccino, per esempio, può essere scoperta solo con il tempo. Si stima che dopo un anno l’immunità svanisca. Ma per osservarlo è ovviamente necessario aspettare che trascorra quel lasso di tempo.

Se un vaccino ha un’efficacia del 90%, come fa chi lo ha ricevuto a sapere se è protetto?

Chi ricade nel 10% restante non può saperlo. Per questo, anche dopo l’arrivo del vaccino, andranno mantenute tutte le precauzioni. Ma l’immunologo precisa che:

“Questo però vale per tutti i vaccini. Nessuno è efficace al 100%, c’è sempre qualche persona che non risponde bene, come accade in tutte le risposte immunitarie. Le campagne di immunizzazione sono importanti per i benefici che danno all’intera comunità, non solo ai singoli individui. Vaccinare le persone con un prodotto che ha un’efficacia buona vuol dire ridurre progressivamente la trasmissibilità e il tasso di contagiosità e, con il tempo, far sparire un’infezione”.

Perché un vaccino funziona su una persona e non su un’altra?

“Perché la risposta immunitaria varia fra gli individui. Due gemelli omozigoti possono reagire in modo diverso allo stesso patogeno. Se una persona è stressata, ad esempio, le sue difese possono indebolirsi. E ben sappiamo quanto alto sia oggi il livello di stress per tutti noi. A influire è anche la quantità di virus che entra nel nostro corpo al momento del contagio. Ma sapere in anticipo con certezza matematica chi verrà protetto al 100% da un vaccino è molto difficile”

Potrebbe essere utile fare più di un vaccino?

Potrebbe avere senso” conferma Cossarizza. Non so se sarà possibile per tutti, visto che le dosi resteranno scarse per un periodo lungo. Ma le persone più esposte potranno valutare l’idea di ricevere più di un prodotto e specifica:

“L’idea potrebbe essere ancor più valida se si utilizzassero vaccini che usano antigeni e strategie diverse”

In ogni caso, la maggior parte dei candidati allo studio, Pfizer incluso, hanno bisogno di due dosi. A seconda di quanto durerà l’immunità, andranno ripetuti, probabilmente ogni anno.

Il coronavirus resterà tra noi nonostante il vaccino?

“Questo non lo sappiamo ancora, ma le cariche virali potrebbero essere sempre più ridotte. In linea teorica, una persona vaccinata potrebbe venire a contatto con il virus senza presentare alcun sintomo, mantenere semmai per un breve periodo una quantità di patogeno molto ridotta nell’organismo, ed essere incapace di contagiarne altre. Questo farebbe gradualmente ridurre la quantità di virus che circolano nella comunità. La convivenza com Sars-CoV-2 smetterebbe quindi di creare problemi così drammatici”.

Un’immunità non sterilizzante non farebbe venir meno l’obbligo di portare la mascherina e restare a distanza. Chi si è vaccinato dovrebbe continuare a proteggere gli altri.

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