Formula 1 – le dinamiche dei test

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La drastica riduzione dei test porterà ogni pilota ad arrivare al mondiale di Formula 1 2021, solo con un giorno e mezzo di collaudi. Questo ha messo i team nella situazione di utilizzare le “previous car” per allenare i conduttori con monoposto di due anni fa, perché il lavoro al simulatore non basta.

Scopriamo le contraddizioni di un sistema che si mette limiti drastici di facciata e poi cerca il modo di aggirarli. Tanto che questi test risultano come attività di marketing e non fanno parte del Budget cap.

L’atipicità forzata dello scorso Mondiale, che si è protratto fino a metà dicembre, ha avuto come si ipotizzava, effetti anche sull’avvio della stagione 2021. Uno di questi è appunto il programma di test pre-campionato ridotto all’osso, ovvero solo 3 giorni di prove sul circuito di Sakhir, sede poi della tappa che darà il via campionato.

Che le circostanze siano eccezionali è indubbio, ma è altrettanto innegabile come la progressiva riduzione dei test sia un processo partito ben prima dell’arrivo della pandemia e che il chilometraggio record con cui squadre e piloti arriveranno al via del Mondiale 2021 non è solo dovuto al Covid.

Avere a disposizione solo un giorno e mezzo di prove per pilota per cercare di preparare ad una stagione di gare è un dato veramente allarmante e non trova conferma in nessun altro sport, visto che l’allenamento è un passaggio cruciale in vista degli eventi ufficiali.

La conferma che servano più km arriva proprio da coloro che hanno contribuito a determinare questo stato delle cose, ovvero le squadre.

Già da diverse settimane molti team sono scesi in pista con le “previous car”, denominazione questa, presa dal regolamento FIA per definire le monoposto di due stagioni precedenti, che non sono soggette alle limitazioni imposte dalla Federazione Internazionale.

Ufficialmente queste prove sfuggono anche ai vincoli del budget cap, perché vengono inserite nella voce “attività di marketing”, ed ecco perché le giornate trascorse in pista vengono pubblicizzate ampiamente sui canali social delle squadre.

In realtà questi test servono ad allenare i piloti titolari. Le stesse squadre sono consapevoli che un giorno e mezzo di test non sono affatto sufficienti a garantire la preparazione necessaria ad un pilota per poter affrontare un Mondiale, anche con tutti i benefici che derivano dallo svolgere le prove sulla stessa pista su cui prenderà il via la stagione.

Tutti gli aspetti che non sono legati alla guida della nuova monoposto vengono così affrontati nei test in pista con monoposto 2018 e 2019. La drastica riduzione delle prove non colpisce però tutti i piloti in egual misura. Ovviamente i più danneggiati sono gli esordienti, che si trovano a dover familiarizzare con un contesto completamente nuovo avendo a disposizione solo dodici ore complessive di prove.

Non è un caso che l’AlphaTauri abbia programmato diverse giornate di test per Yuki Tsunoda sui circuiti di Imola e Misano con la STR14, un’opportunità ghiotta per il pilota giapponese per familiarizzare con molti aspetti specifici legati al lavoro in un team di Formula 1.

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