DPCM – riapertura cinema e teatri

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Recentemente soprattutto in Italia si è tornato a parlare di questa possibilità, in quanto parliamo di settori che non sono attivi oramai da troppo tempo, quasi un anno con tutte le conseguenze che ne derivano per tutti gli operatori di questo settore.

Cinema, teatri e sale da concerto riapriranno (in zona gialla) il 27 marzo, secondo quanto scritto nella bozza del primo Dpcm del governo Draghi, che al momento è al vaglio delle Regioni. Distanziamento di almeno un metro e nuovo protocollo del Mibac validato dal Cts, del quale però ancora non si sa nulla. Resta da capire a che ora si andrà al cinema o a teatro, visto che il coprifuoco dalle 22 alle 5 è confermato.

Dopo mesi di silenzio e di buio in sala, entra quindi uno spiraglio di luce, si potranno riaccendere riflettori, proiettori e amplificatori. Un altro comparto della cultura può ricominciare, ma solo dal prossimo 27 marzo, tra un mese quindi. Lo aveva preannunciato anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, oggi pomeriggio.

Tante le novità, anche per i musei, che apriranno in zona gialla anche il weekend, ma con biglietto prenotato online. Secondo quanto scritto nella bozza del Dpcm serviranno “posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi“.

“Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento, approvati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e validati dal Comitato tecnico-scientifico, che indichino anche il numero massimo di spettatori per spettacoli all’aperto e di spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala”.

In sostanza va ancora approvato un nuovo protocollo di sicurezza, scritto dal Mibac e validato dal Cts.

Ma molti sono coloro che hanno risposto con un sonoro “No grazie”. Nello specifico a dirlo sono gli stessi titolari delle sale, in particolari quelli aderenti all’Ueci (Unione esercenti cinematografici italiani), di cui il presidente regionale della Liguria è Pietro Zanocco, direttore del Megacine, il quale spiega:

“Il 15 giugno 2020 il ministro Franceschini voleva riaprire ma non c’erano film e la stessa cosa succederebbe il prossimo 27 marzo. Riaprire i cinema per far vedere che cosa, se non ci sono film? Li hanno messi tutti in streaming, l’ultimo che ha traslocato è stato, dopo una resistenza quasi eroica, quello di Carlo Verdone. Le major americane non usciranno con i film, situazione sanitaria mondiale permettendo, prima di settembre-ottobre. Usciranno due film italiani, ma non possiamo aprire il 27 marzo soltanto per quelli, sarebbe un suicidio”.

Come era andata con la precedente riapertura?

“Avevamo riaperto il 19 agosto 5 delle nostre sale, rispettando il distanziamento di 2 metri e il protocollo delle sanificazioni, siamo andati avanti fino al 26 ottobre e poi ci hanno fatto richiudere. Abbiamo avuto l’83 per cento in meno delle presenze, con grosse perdite, anche perché in quel periodo c’erano pochi film. Abbiamo preso qualche ristoro, ma poi da dicembre più nulla”.

“A distanza di oltre quattro mesi dall’ultima chiusura, il paese affronta la terza ondata del virus, precipitando in una situazione sanitaria nuovamente drammatica. Con quale stato d’animo le imprese possono guardare ad una quasi imminente riapertura così come dichiara di voler fare il ministro Franceschini? Meglio aspettare agosto o settembre, quando almeno ci saranno i film”.

La pensa così anche il presidente nazionale Ueci, Manuele Ilari:

“Riaprire a fine marzo, ammesso che le condizioni sanitarie possano favorire questa ipotesi, potrebbe significare la chiusura per sempre di centinaia e centinaia di cinema. Riaprire per poi morire non è una semplice ipotesi. È una certezza. È utile ricordare che nel periodo in cui i cinema rimasero aperti, le perdite furono ingenti, quasi dell’80 per cento e i ristori, che pure ci sono stati, sono risultati largamente insufficienti poiché, il settore, in un solo anno è rimasto chiuso per due lunghi inverni, periodo nel quale si tengono in piedi i bilanci aziendali. Inoltre, la situazione di mercato nella quale si troverebbero i cinema, è ulteriormente peggiorata per il trasferimento dei film sulle piattaforme”.

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