Gli effetti del Covid sul Cinema

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Qualche giorno fa vi abbiamo parlato delle ricerche legate agli effetti della Pandemia da Covid-19 sulla psiche. Il lavoro degli psicologi è cresciuto oltre misura a causa dello stress procurato dall’emergenza sanitaria, non solo su chi ha subito la clausura forzata ma anche su chi è stato colpito dal virus.

Grande è stata la loro attività, anche su chi ha perso il lavoro, senza sapere come e quando sarebbe tornato ad un reddito quanto meno decente. Fra i settori pesantemente colpiti, in Italia, si è registrato un crollo del fatturato delle sale cinematografiche a – 40%, solo nel primo semestre del 2020.

Questi i primi dati sulle effettive conseguenze della pandemia da Covid 19 sul settore cinematografico italiano. Come era immaginabile, particolarmente penalizzati sono stati i produttori e gli esercenti, causa il blocco di ben 20 produzioni cinematografiche, il crollo del box office, l’impennata dello streaming e la riduzione degli investimenti pubblicitari.

Inevitabile poi, il crollo degli investimenti pubblicitari, secondo quanto emerge dallo studio di UniCredit sugli effetti del Covid 19 sull’industria cinematografica: i dati diffusi da e-Duesse sono stati divulgati dalla roadmap virtuale The Italian Way. Secondo il rapporto definitivo, il primo effetto immediato è stato il crollo delle entrate al box office.

Ci si augura naturalmente che le cose cambino lentamente, già nelle prossime settimane, come sta lentamente accadendo in tutto il mondo già da mesi.

Il blocco dei set cinematografici è stato il secondo effetto del Covid che ha visto l’interruzione forzata della catena di fornitura dei contenuti, con relativo rallentamento delle nuove produzioni. Nella storia resteranno i primi due casi eclatanti, con Tom Hanks impegnato in Australia sul set del biopic su Elvis Presley diretto da Baz Lurhmann e con lui la moglie Rita Wilson è risultato positivo, mentre la NBA è stata sospesa dopo la positività al virus di Rudy Gobert degli Utah Jazz.

Il terzo effetto, come poc’anzi anticipato è stato il crollo degli investimenti pubblicitari televisivi, con conseguenti danni sulla produzione di nuovi contenuti. Lo studio ha peraltro spiegato che l’impatto della pandemia non è stato il medesimo su tutti gli ambiti, perché se i distributori si sentono tutto sommato protetti perché hanno la possibilità di valorizzare i propri titoli sulle piattaforme, le ripercussioni sono state inevitabilmente più gravose per produttori ed esercenti.

In particolare, le sale sono risultate essere il comparto più vulnerabile, per cui si rende necessaria una strategia per il prossimo futuro.

Di fatto la quarta importante conseguenza del coronavirus è sempre più sotto gli occhi di tutti, ovvero il boom dei servizi di streaming che hanno registrato un’impennata di nuovi abbonati nei mesi del lockdown. Aziende come Netflix, Amazon Prime e Disney+, quest’ultima fra l’altro lanciata in Italia, casualmente, proprio in concomitanza del primo lockdown hanno certamente tratto giovamento dalla situazione che ha portato il popolo a rimanere chiuso in casa per molto tempo.

A questi colossi poi, si sono aggiunte diverse iniziative e piattaforme meno note sul grande pubblico create per sostenere il Cinema d’autore, senza dimenticare la scelta di far uscire diversi film destinati alle sale direttamente in streaming sulle piattaforme on demand.

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