Nuovi vaccini che potrebbero cambiare la Pandemia

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La paura nell’aria c’è e questo non cambia, indipendentemente dalla Nazione in cui decidiamo di affacciarci. Spesso la paura per il Covid-19 o per il vaccino che dovrebbe a scongiurarlo, non hanno una grande differenza fra di loro. Ma a cambiare le cose, potrebbero essere soltanto gli studi, su quelli che sono i vari modi per evitare il contagio.

Per cui, c’è qualcuno che mette speranza nella ricerca, perché magari le allergie o altre problematiche gli rendono questi vaccini potenzialmente più pericolosi del virus stesso.

Allo stato attuale dei fatti, la probabile prossima autorizzazione per vaccini anti COVID-19 basati su una tecnologia ben sperimentata, a costi contenuti e che ridurrebbe ulteriormente gli effetti collaterali, potrebbe allargare maggiormente il bacino dei vaccinati, anche nei paesi poveri.

A differenza delle tecnologie relativamente nuove, a mRNA e vettore virale, su cui si basano i vaccini contro COVID-19, i vaccini proteici sono stati usati per decenni per proteggere le persone da epatite, herpes zoster e altre infezioni virali. Per suscitare una risposta immunitaria protettiva, queste iniezioni forniscono alle cellule di una persona direttamente proteine e coadiuvanti che stimolano l’immunità, invece che un frammento di codice genetico che le cellule devono leggere per sintetizzare le proteine stesse.

Anche se nella lotta contro COVID-19 i vaccini proteici non sono ancora diffusi, finora i dati degli ultimi stadi di sperimentazione clinica sembrano promettenti, dimostrando una forte protezione con meno effetti collaterali rispetto ad altri vaccini anti COVID-19.

Se una iniezione di questo tipo fosse disponibile, sicuramente in tanti andrebbero a farla con meno problemi e meno preoccupazioni. L’attesa potrebbe presto finire. Dopo mesi di battute d’arresto nel controllo di qualità e ritardi nella produzione, i dirigenti dell’azienda biotecnologica Novavax di Gaithersburg, nel Maryland, dicono che sono pronti a presentare agli enti regolatori dei farmaci negli Stati Uniti la tanto attesa domanda di autorizzazione del loro vaccino a base di proteine entro la fine dell’anno.

Il primo novembre, l’Indonesia ha concesso al vaccino dell’azienda la sua prima autorizzazione d’emergenza e sono già state presentate domande alle agenzie governative in Australia, Canada, Regno Unito, Unione Europea e altrove.

Nel frattempo, due produttori asiatici di vaccini, Clover Biopharmaceuticals, con sede a Chengdu, in Cina, e Biological E a Hyderabad, in India, sono anch’essi vicini a chiedere l’autorizzazione a varie autorità nazionali nelle prossime settimane e mesi.

Se verrà dato il via libera, questi vaccini potranno placare le paure di coloro che aspettano a vaccinarsi, perché non si fidano di ciò che c’è all’interno, potrebbero servire come richiamo e soprattutto, riempire un vuoto importante nella risposta globale alla pandemia.

Finora, meno del 6% delle persone nei paesi a basso reddito sono state vaccinate contro il Coronavirus. I vaccini a base di proteine (con i loro protocolli di produzione poco costosi e i vantaggi logistici, tra cui la stabilità a un’ampia gamma di temperature) potrebbero aiutare a ridurre il divario di immunizzazione tra paesi ricchi e poveri.

Nick Jackson, capo dei programmi e delle tecnologie innovative alla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, che ha investito più di un miliardo di dollari in cinque vaccini a base di proteine contro COVID-19, ora in corso di sviluppo, ha detto:

“Il mondo ha bisogno di questi vaccini a base di proteine per raggiungere quelle popolazioni vulnerabili. I vaccini proteici stanno per far entrare in una nuova era l’immunizzazione a COVID-19”.

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