La situazione Covid in Europa
Dopo le festività pasquali è importante fare il punto della situazione sulla questione Covid-19.
Il monitoraggio del centro europeo per il controllo delle malattie evidenzia ancora un’alta circolazione del virus. Va un po’ meglio solo nell’Est europeo anche se aumentano gli Stati che fanno pochi test o che li fanno ma che comunque non credono sia fondamentale fornire i dati rendendo difficile la rilevazione.
Sempre stabile la situazione in Europa per quanto riguarda il Covid secondo la mappa dell’Ecdc. Il colore dominante resta sempre il rosso scuro ma ci sono alcune zone come l’Europa dell’Est e la Spagna che continuano ad essere segnate di colore rosso e arancione. Per quanto riguarda l’Italia il colore è sempre il rosso scuro.
Ma in questo nuovo report emerge come in molti stati (Germania, Spagna, Polonia, Svezia e Norvegia) il livello dei test sia molto basso o non disponibile (colori grigio e grigio scuro) e quindi non consenta un calcolo affidabile.
Ricordiamo che a partire dal 1° febbraio 2022, il Consiglio Europeo ha infatti chiesto all’ECDC di classificare gli Stati membri dell’UE secondo un indicatore basato sul tasso di notifica a 14 giorni, ponderato con il dato sulle somministrazioni del vaccino anti Covid.
Ma non è tutto, ci sono problematiche che si aggiungono, come se non bastasse.
All’Europa restano 3 miliardi di vaccini Covid che non si sa che fine faranno.
Meno di un anno fa, era così tanta la corsa all’approvvigionamento che ora, mentre i contagi tornano a salire quindi, a Bruxelles ci si interroga sulla capacità vaccinale dell’Ue che rischia di restare inutilizzata.
I contratti firmati dalla Commissione europea dall’inizio della crisi pandemica garantiscono all’Ue fino a 4,2 miliardi di vaccini. Oltre la metà di questi vengono dagli stabilimenti BioNTech/Pfizer, mentre le altre case farmaceutiche si dividono la restante quota di approvvigionamento Ue. Ma i ventisette Stati membri finora hanno utilizzato ‘solo’ 886 milioni di dosi.
E in un momento in cui la pandemia è pressoché sparita dalle prime pagine dei giornali, dando priorità a ciò che sta accadendo in Ucraina, la domanda sorge spontanea, quante dosi rischiano di finire sprecate?
Innanzitutto, è bene fare una premessa, anche se l’emergenza Covid non è più sotto i riflettori dei media, la pandemia non è finita. Il coronavirus uccide ancora oltre 6 mila europei alla settimana e alcuni Paesi, come la Francia, stanno registrando un nuovo aumento nei contagi. A spaventare meno è il tasso di mortalità che è crollato dalle percentuali comprese tra l’1,5 e il 2% di un anno fa all’attuale 0,16%.
Un abbattimento che gli esperti spiegano principalmente come effetto delle vaccinazioni primaria e di richiamo e anche se in misura inferiore, come conseguenza della diffusione della variante Omicron, notoriamente più contagiosa e meno letale della Delta.
Dati che spiegano quanto sia stato fondamentale per l’Ue avere ingenti quantità di vaccini a disposizione nell’ultimo anno. Tuttavia, è lecito chiedersi quanto fosse necessario concludere contratti per un numero di dosi otto volte superiore rispetto alla popolazione europea. Fonti di Bruxelles che seguono da tempo il dossier della campagna vaccinale fanno però notare che il numero effettivo delle dosi richieste dall’Ue per far fronte all’emergenza è ben inferiore ai 4 miliardi.
In effetti, nel totale delle dosi oggetto dei contratti firmati dalla Commissione europea ci sono anche 900 milioni di dosi Pfizer e 100 milioni di fiale Novavax che sono oggetto di una semplice “opzione di acquisto”. In altre parole, gli Stati Ue si sono riservati di stabilire in un secondo momento se acquistarle, ma non sono obbligati a farlo.