Scende il dollaro dopo le proteste Covid

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In questi giorni la forza del dollaro statunitense sembra sfumare contro le principali valute sulla scia delle aspettative degli operatori di un possibile accomodamento della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve.

Il Dollar Index – che mette a confronto il biglietto verde contro altre 6 valute – è sceso fino ai minimi intraday di 105,33, minimo da agosto scorso, per poi recuperare fino a 105,80 e stabilizzarsi intorno ai 105,55. Il paniere è infatti in calo di quasi l’8% dal picco di settembre a 114 mentre la performance a un mese è negativa del 5,84%.

Risulta quindi evidente come il trend dell’ultimo mese sia marcatamente ribassista nonostante la Federal Reserve continui a mantenere una certa aggressività nella sua politica monetaria.

Infatti, mercoledì 23, la pubblicazione delle minute della Fed relative all’ultima riunione del 1-2 di novembre, ha mostrato un mutato atteggiamento all’interno del FOMC (Federal Open Market Committee).

Molti membri hanno segnalato la necessità di rallentare il rialzo dei tassi in modo tale da non indebolire troppo i fondamentali dell’economia che deve ancora incassare gli effetti dei recenti rialzi da 75 punti base (4 di fila).

I mercati si sono dunque visti confermare le loro aspettative per un possibile aumento di “soli” 50 punti base nella riunione programmata per il 13-14 dicembre rispetto ai precedenti rialzi da 75 punti base.

Di conseguenza, oggi c’è tanta debolezza anche per quanto riguarda le singole valute contro il dollaro. L’EUR/USD, dopo un breve ribasso fino a 1,0382 ritraccia fino a 1,0403. Il GBP/USD ha toccato il picco di 1,2127, massimo dal 17 agosto, con la sterlina che si è ripresa molto dopo il crollo del 26 settembre a 1,0324, dovuto al mini-budget del Premier Truss.

Infine, il focus degli investitori si è rivolto anche sul cambio USD/JPY. Infatti, il consensus ora crede che sia iniziato un trend ribassista dopo la rottura della tendenza al rialzo.

Dai minimi di ottobre lo yen ha guadagnato il 9% contro il dollaro anche se la sua performance annuale rimane ancora negativa del 17%. Tuttavia, durante la sessione asiatica, la coppia USD/JPY ha toccato i minimi intraday di 138,37, livelli mai visti dal 31 agosto scorso.

Il dato positivo sull’inflazione statunitense insieme ai verbali della Fed hanno fomentato, nell’ultimo mese, una forte svalutazione del dollaro statunitense nei confronti delle principali valute. La tendenza secondaria discendente potrà però essere confermato solo nel caso in cui le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti continueranno a mostrare un forte rallentamento anche nei prossimi mesi.

Nel caso ciò dovesse avverarsi ci aspetteremmo dunque una continua perdita di terreno da parte del biglietto verde con obiettivi short di breve termine per il Dollar Index ipotizzabili fino al supporto di 103,37, minimo del 27 giugno.

Tuttavia, un’inflazione ancorata a livelli troppo elevati potrebbe spingere la banca centrale statunitense a mantenere l’aggressività sui tassi di interesse con un possibile rimbalzo del dollaro nel breve periodo fino alla resistenza di 107,31, picco del 22 novembre.

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