Trading, le previsioni per il 2025
L’ultima settimana ha visto un susseguirsi di eventi di rilievo, con i mercati e la politica globale al centro della scena. Sul fronte finanziario, il Bitcoin ha toccato nuovi massimi storici, mentre gli indici principali come lo S&P 500, il Nasdaq 100 e il tedesco DAX hanno raggiunto livelli record, segnalando una forte spinta rialzista.
Contemporaneamente, le crisi politiche in Francia e Corea del Sud hanno attirato l’attenzione degli osservatori, mostrando l’instabilità in alcune delle principali economie mondiali. Da evidenziare poi l’eccezionale performance dello S&P 500, che sta registrando il miglior risultato dall’inizio del secolo, rafforzando la fiducia degli investitori in un contesto di continua evoluzione economica e geopolitica.
Performance, quella della passata settimana americana, tuttavia che ha mostrato una mancanza del supporto generalizzato che aveva caratterizzato le settimane recenti. L’indice S&P 500 equi ponderato, che aveva sovraperformato quello ponderato per capitalizzazione nelle ultime tre settimane, ha invece chiuso in calo.
Il rapporto tra i due indici ha registrato la flessione più marcata dalla settimana del 1° luglio, segnando un cambiamento significativo nella recente tendenza di mercato.
Gli esperti di e-Toro hanno cercato di fare un po’ di ordine. La caduta del governo Barnier, conseguenza del voto di sfiducia, non ha provocato grandi scosse sui mercati finanziari francesi. La pronta rassicurazione del presidente Macron, che ha escluso le dimissioni e annunciato l’intenzione di nominare un nuovo governo tecnico, ha dissipato per ora il rischio di una crisi economica immediata.
L’indice azionario CAC 40 ha chiuso la settimana con un balzo del +2,65%, segnando una delle migliori performance settimanali dalla fine di settembre. Tuttavia, l’insolita alleanza tra estrema destra e sinistra che ha portato alla crisi politica non promette nulla di positivo per la stabilità del Paese.
Il limbo politico francese, unito alla crescente debolezza dell’asse franco-tedesco, rappresenta un serio ostacolo per l’avanzamento dell’Unione Europea.
Guardando ai dati macroeconomici, l’UE ha registrato un’accelerazione del PIL nel terzo trimestre. La crescita destagionalizzata è salita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, raddoppiando il ritmo del secondo trimestre (+0,2%). Su base annua, l’area dell’euro è cresciuta dello 0,9%, mentre l’intera UE ha segnato un +1,0%. Tuttavia, questi numeri impallidiscono rispetto a quelli degli Stati Uniti, dove la crescita trimestrale è stata del +0,7% e l’espansione annua ha raggiunto il 2,7%, evidenziando un ritmo di recupero economico decisamente più robusto.
In Europa, l’accelerazione del PIL riflette un incremento della domanda interna, trainata da consumi e investimenti. Tuttavia, la contrazione delle esportazioni nell’area dell’euro (-1,5%) mette in evidenza la vulnerabilità dell’economia europea alle condizioni globali. Nonostante una stabilità dell’occupazione e segnali di maggiore produttività offrano una base solida, mantenere questo slancio sarà cruciale per garantire una crescita sostenibile nei prossimi trimestri.
Nel frattempo, l’Italia sembra trarre vantaggio dalle turbolenze politiche francesi, come dimostrato dall’andamento dello spread. La percezione di una maggiore stabilità politica rispetto agli altri grandi Paesi europei sta rafforzando la fiducia degli investitori nel debito italiano.
Oltreoceano, il tanto atteso rapporto sul mercato del lavoro statunitense, pubblicato venerdì, ha offerto un quadro equilibrato: abbastanza positivo da rassicurare sulla solidità economica, ma non così forte da alimentare timori di un’inversione della politica monetaria espansiva. Sono stati creati 227.000 nuovi posti di lavoro, con un lieve aumento del tasso di disoccupazione al 4,2%, accompagnato da un calo del tasso di partecipazione dal 62,6% al 62,5%. Questi dati rafforzano le aspettative per un taglio di 25 punti base da parte della Federal Reserve nella riunione di dicembre.
Guardando al 2025, gli investitori ora prevedono ben tre tagli dei tassi, segnalando una prospettiva di ulteriori stimoli monetari a medio termine.
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