Messico 2019 GP F1 – il paddock
Parte la 18a tappa per il Messico 2019 GP F1, circondati dai colori del popolo colorato. Qui dove l’estensione del contratto si è allungata di altri 3 anni e dove oggi siamo alla 20esima edizione in Messico.
Verstappen sembra essersi messo l’anima in pace e sicuramente è entusiasta di essere qui, lui vincitore delle ultime due edizioni in Messico. Che però quanto meno per rispetto di Valteri Bottas che poteva essersi fatto veramente molto male, avrebbe dovuto alzare il piede dall’acceleratore.
Dalla linea del traguardo alla prima curva a 980 m di distanza, nelle prime edizioni chi è partito in pole ha perso subito la posizione, quindi probabilmente ne vedremo delle belle già alla partenza.
Si parte con la solita parata di auto d’epoca che qui è particolarmente spettacolare. Sembra quasi carnevale, considerando che si tratta della settimana in cui in Messico si celebrano i defunti.
Divo del momento è Checo Perez che qui, gioca appunto in casa e numerosi sono gli striscioni fanno il tifo per lui che ai microfoni è palesemente commosso e non si risparmia nel regalare cappellini autografati ai suoi fans. Effettivamente il peso che si porta sulle spalle è tanto, tutte le tv messicane sono attorno a lui, cerca la concentrazione ma di sicuro non deve essere facile per lui, che qui è come un’eroe nazionale.
4km e 304m, una pista non lunghissima quindi, qui dove l’aria è più rarefatta la resistenza aerodinamica è più complessa e per i piloti lo sforzo fisico può essere sicuramente maggiore.
Ci si chiede se si può credere in una doppietta e allora la memoria torna al 24 giugno 1990 al via Senna scatta dalla seconda posizione, si prende il comando della gara ma fora la posteriore destra ed è costretto ad uscire, questo permetterà alla Ferrari con Alain Prost e Nigel Mansell di chiudere con una doppietta. E da allora la Ferrari in Messico non ha avuto un gran successo.
Lunga è la festa in pista, si sfila con i vestiti e le danze tipiche della festa il “Dia de los muertos”. Non un giorno dedicato alla morte, ma una celebrazione della vita. L’origine del Dia de los muertos è atzeca e rappresenta, sin dalla notte dei tempi, una commemorazione per il ritorno dei defunti sulla terra, così profondamente sentita e radicata nella tradizione, che nel 2003 l’Unesco ha proclamato la festa come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
Pirelli per questa pista consiglia di non escludere una strategia a 3 soste.
Oggi, di 6 anni fa Sebastian Vettel festeggiava il suo 4 titolo in Red Bull. Ci si chiede se oggi stia pensando a questo anniversario, anche se sono passati già 6 anni, 26 anni e già 4 titoli in tasca.
Ma se guardiamo al 2019 che abbiamo avuto fino ad ora, ci rendiamo conto che 3 sono state le case che più di tutti hanno regnato. Red Bull, Mercedes e Ferrari, quindi probabilmente anche qui la sfida si giocherà fra queste 3 testate, dominate da nomi non da poco.