20 anni dopo l’ascesa di Michael Schumacher
La Ferrari sente forte la necessità di una svolta, come quella provocata 20 anno fa da Michael Schumacher, quando iniziò a farci sognare alla grande, abituandoci ad una lunga seria di successi.
Oggi abbiamo bisogno dello stesso “miracolo” che nel 2000 portò il Kaiser a vincere il titolo mondiale piloti, dopo un’attesa per la Ferrari che durava da ben 21 anni, quando veniva dal 20ennio di Roby Ryrne e Ross Brawn.
Sono trascorsi quindi 20 anni dal primo titolo piloti di Michael Schumacher con la Ferrari, il terzo per il campione tedesco, arrivato però cinque anni dopo l’ultimo con la Benetton nel 1995.
Schumacher ruppe così il digiuno iridato dopo una lunga attesa, attesa che sembra oggi ripetersi con Sebastian Vettel.
Va anche detto che la F1-2000 era una monoposto che con i suoi parametri, aveva aperto un ciclo che solo la Mercedes attuale di Lewis Hamilton ha saputo adombrare.
Ross Brawn allora l’aveva definita come:
“La prima monoposto nata e concepita interamente nella nuova galleria del vento di Maranello”.
È di fatto nell’avveniristica struttura progettata dall’architetto Renzo Piano che si sono evolute le forme della F1-2000, una monoposto che è diventata la punta di diamante nella storia del Cavallino. Progettata da Rory Byrne per rispondere a precise esigenze tecniche, come la riduzione dei pesi e l’abbassamento del baricentro che permettessero di sfruttare al massimo il potenziale delle nuove gomme Bridgestone.
All’epoca non era facile far comprendere a specialisti che misuravano la loro bravura nell’incremento di potenza, che era possibile migliorare l’efficienza della vettura rinunciando anche a qualche cavallo a vantaggio però di un’installazione del propulsore in macchina che fosse maggiormente integrato con tutto il progetto.
Se ci pensate, se avete vissuto questa evoluzione, stiamo parlando della vettura che ha proiettato il tutto nel nuovo millennio, regalando gioie e soddisfazioni a una squadra che stava aspettando dal 1979 la conquista del titolo mondiale piloti.
Nella storia le parole di Luca di Montezemolo:
“Ciascuno di noi nella vita professionale fissa degli obiettivi. Più sono ardui e più il loro raggiungimento costituisce un motivo di soddisfazione. […] Nel 2000 la Ferrari ha conseguito due grandi risultati: ha rinnovato il successo dei modelli stradali caratterizzati da un enorme sforzo innovativo di stile e tecnologia che ha portato le Rosse a essere vendute in 42 paesi nel mondo e il ritorno ai due titoli mondiali in Formula 1: a quello Costruttori, già conseguito nel 1999, si è aggiunto quello piloti con Michael Schumacher in una stagione in cui ha battuto il record assoluto di vittorie e di punti conquistati nella storia dalla Ferrari nel Circus”.
Da quel momento è stata tutta un’escalation, 10 vittorie, di cui 9 di Michael, nove pole position, 170 punti iridati erano stati in sintesi il bottino di un’annata indimenticabile.
Ha vinto un connubio che è risultato vincente, la monoposto più competitiva, la F1-2000, con il pilota indiscutibilmente più forte, ma così facendo è cresciuta molto anche la squadra di Maranello che si è fortificata sotto ordini di Jean Todt.
Fortunata poi la scelta dell’innesto nel team di Rubens Barrichello al posto di Eddie Irvine, dalla sua il genio e la sregolatezza che ha dato al tutto più stabilità, smussando gli angoli di una gestione che forse non è sempre stata facilmente lineare.