La crisi economica che si abbatte sulla F1

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Dai 22 GP di Formula 1 messi a calendario, che avrebbero dovuto garantire oltre il 33% degli incassi dagli organizzatori, siamo in una situazione di incertezza totale.

Nel frattempo ancora non si sa quando partirà il campionato e quali gare si potranno svolgere, tanto che c’è l’ipotesi di prolungare la stagione 2020 fino a febbraio del 2021 col via del nuovo campionato verso la fine di marzo. Quindi parliamo di una tirata unica in pratica con le stesse auto che hanno corso nel 2020 e senza le sessioni di prove libere tipiche del periodo invernale.

In fondo, se si finisce di correre a febbraio, non ha senso a marzo rifare le auto, che comunque sono bloccate per regolamento e utilizzarle in prove libere. In questo scenario si inseriscono poi i diritti TV, che al momento non sono stati cancellati visto che se il mondiale parte, si potranno incassare in seguito.

Al di fuori del concetto di regolamenti e macchine, ciò che sconvolge sono i numeri. Visto che gli incassi del 2020 non saranno all’altezza del passato e che il tutto potrebbe ridursi, sempre se tutto va bene al 50%, ingaggi ai quali aggiungere la perdita dovuta a molti sponsor che non potranno più far fronte alle spese della F1.

Anche perché dovranno gestire la crisi economica mondiale, a questo punto per le piccole squadre a fronte di 120-140 milioni annui, puntualmente spesi, in cassa si ritroverebbero nemmeno la metà di quanto serve. E quindi il fallimento assicurato. Vale per team come la Williams, la Haas, e potrebbe coinvolgere Alpha Tauri e Racing Point. Uno scenario davvero terribile.

Motori spenti e tanti problemi, di soldi quindi, oggi la Formula 1 ha affrontato la questione in un summit a distanza al quale parteciperanno tutti i team, la Fia e i vertici di Liberty, per cercare soluzioni alla crisi economica provocata dal fermo delle gare. Non c’era unità prima e continua a non esserci, c’è un fronte guidato dalla McLaren, al quale hanno aderito i team più piccoli.

Progetta tagli radicali, come abbassare il budget cap a 100 milioni. Il tetto alle spese in vigore dal 2021, è stato fissato a 175 milioni per ciascun team. Dalla cifra restano fuori gli stipendi e i piloti, ma anche di congelare tutto, motore e telai, fino al 2023.

La Ferrari pare però contraria, ha proposto un piano di risparmi alternativi sulla parte tecnica: un blocco così lungo degli sviluppi, nonché una riduzione così rigida dei budget, costringerebbero a licenziamenti. Una strada che a Maranello si preferisce non seguire, per salvare l’occupazione e le competenze costruite negli anni. Le leggi italiane e il mercato del lavoro sono molto diversi dalla realtà inglese, così come la cultura sugli esuberi.

Inoltre fermare la ricerca su aerodinamica e power unit vorrebbe dire mantenere gli stessi rapporti raggiunti fino ad ora, per un lungo periodo.

Quindi la Mercedes sarebbe ancora favorita dal momento che ha dominato l’attuale ciclo di regole introdotto nel 2014. E pare quindi che sia per questo che il team campione in carica preferisce aspettare, senza schierarsi con gli altri big. In un momento in cui la Daimler deve affrontare risparmi importanti, anche se la scuderia è ormai autosufficiente dal punto di vista economico.

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