Uno spiraglio di luce per il Cinema
Riaprono cinema e teatri ma sale dimezzate e distanziamento. Via libera ai musei.
Questa è la strada che pensiamo di prendere in Italia, dopo le prossime decisioni che il Premier Conte dovrebbe prendere per cercare di risollevare le sorti di questo settore.
Pare infatti, che in un futuro breve, riapriranno cinema e teatri anche se varranno le regole di giugno, ovvero distanziamento e sale dimezzate. A spingere per la riapertura sullo stivale è proprio il ministero dei Beni Culturali.
Ma per evitare file e assembramenti all’esterno si punta alla prenotazione obbligatoria.
Discorso diverso per i musei. La loro riapertura è considerata più semplice e potrebbe arrivare indipendentemente da quella delle sale cinematografiche.
“Acta est fabula” lo spettacolo è finito, direbbero i nostri antenati romani visto che cinema, teatri, arene, palazzetti dello sport sono sbarrati da mesi e c’è solo la tv a canalizzare ogni forma di evento. Eppure, sotto la spessa coltre di ostacoli, paure e divieti, lo spettacolo vive, cerca nuove strade, come un fiume in trappola che cerca spiragli di fuga.
Certo, la situazione è da brividi. La pandemia ha interrotto un trend in continua crescita nell’audiovisivo, nel mondo della musica dal vivo e nel teatro.
Ciò che fa gelare il sangue poi è che nonostante l’arrivo del vaccino, il 2021 vedrà una ripresa più psicologica che di veri e propri bilanci. Secondo un’analisi dell’Unione europea delle Cooperative (Uecoop), sono oltre 327 mila i lavoratori dello spettacolo messi a rischio dalle chiusure e dalle limitazioni a cinema, teatri e concerti imposte dall’emergenza Covid, con la cancellazione di oltre 7 eventi su 10 (72,6%).
La spesa del pubblico per concerti, spettacoli, cinema e teatri è franata dell’86,7%, riducendo drasticamente i redditi di migliaia di lavoratori del settore. Il gruppo più numeroso è quello degli attori (25,4%). Il 9,4% sono concertisti e orchestrali. Si contano più di 45 mila giovani fra i 25 e i 29 anni, mentre le donne rappresentano oltre 4 addetti su 10 (42,5%).
Un allarme ben circostanziato arriva dall’Associazione dei produttori dell’audiovisivo (Apa) che, nel Rapporto sullo stato del settore, chiede al governo misure per garantire risorse adeguate.
«Ci aspettiamo che anche nel 2021 siano garantiti un fondo straordinario e il tax credit maggiorato, strumenti indispensabili per una importante ripresa delle produzioni – ha affermato il presidente dell’associazione, Giancarlo Leone, in occasione del Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, sottolineando come sia fondamentale – che nel Recovery Plan siano chiaramente individuate le risorse per il settore».
Il Covid ha causato quest’anno una riduzione del 46,4% delle iscrizioni in corso in un settore che vede coinvolte 123 mila persone. La produzione nazionale ha raggiunto nel 2018 un valore di 1,2 miliardi e di circa 1,3 nel 2019. Il peso della fiction è stato di circa 450 milioni, quello dei film di 382 milioni e quello degli altri generi televisivi (intrattenimento, talk show, documentari) di 350 milioni.
In tutto ciò Roma ha un ruolo centrale nel settore, tenuto conto che 3/4 delle ore stagionali di produzione arrivano dalla sola Rai. Bisogna poi tener conto della crescita vertiginosa dell’online video, ulteriormente favorita dalla pandemia. In questo caso, a farla da padrone sono Netflix che ha deciso di spostare il quartier generale italiano proprio a Roma e Amazon che in Italia dilaga a macchia d’olio.