Formula 1, si continua a parlare dei test
Ai test anche Mick Schumacher ha avuto l’occasione di tornare al volante di una monoposto di Formula 1, opportunità concessa dalla Ferrari sul circuito di Fiorano con la SF71H, mentre al momento non ci sono notizie di test svolti dal terzo rookie del Mondiale di Formula 1 2021, ovvero Nikita Mazepin, il quale però nel 2020 ha potuto completare un corposo programma di test al volante della Mercedes.
Insomma, si gira, ma non con le monoposto attuali. I costi sono sicuramente inferiori rispetto a prove con vetture 2021, ma non sono comunque dei test gratuiti.
La riduzione delle prove pre-campionato come abbiamo anticipato ieri, colpisce anche i piloti che hanno cambiato squadra, anch’essi in debito di feeling con una struttura completamente nuova. Le monoposto 2021 non si differenziano molto rispetto a quelle viste in pista la stagione scorsa, ed è ipotizzabile che il feeling di guida non si discosti drasticamente rispetto alle sorelle del 2020, ma è un vantaggio di cui potranno usufruire solo i piloti che sono rimasti nella stessa squadra, mentre per Perez, Ricciardo, Vettel, Alonso e Sainz ci sarà comunque da partire da zero al volante di una vettura completamente sconosciuta.
Gli esperti hanno fatto notare inoltre che il simulatore ha cambiato ruolo. Quando 25 anni fa le squadre di Formula 1 iniziarono ad investire nei simulatori, il loro scopo era quello di supporto all’attività del pilota e gli stessi team li chiamavano “simulatori di guida”.
Anno dopo anno, sia l’informatica in sé che la cooperazione delle squadre con aziende del settore, ha determinato dei grandissimi passi avanti sul fronte della realtà virtuale e il concetto di simulatore in sé è profondamente cambiato.
Le nuove generazioni di hardware/software sono diventate delle potenti piattaforme che hanno dirottato il loro utilizzo sul fronte ingegneristico, un ‘tool’ molto prezioso per i dipartimenti tecnici (che possono valutare geometrie delle sospensioni, passo, distribuzione dei pesi etc.) che per i piloti.
Gli addetti ai lavori commentano così:
“Se fossero davvero utili alla guida state certi che sui simulatori non ci sarebbe un’ora libera, e i piloti titolari se li contenderebbero con la forza. Invece oggi ne stanno alla larga il più possibile”.
Se si parla di guida, vendere il simulatore come uno strumento in grado di compensare i test in pista è una gran balla. Capita che i tecnici vengano gratificati dai giovani, che ne decantano l’utilità, ma si tratta di piloti ai loro primi passi in un mondo nuovo, e ci tengono a mostrarsi disponibili con gli staff tecnici con cui dovranno cooperare. Il giorno però in cui arrivano ad ottenere un contratto da titolari, la priorità del simulatore cala drasticamente, fino a diventare progressivamente una scocciatura.
Paradossalmente però una drastica riduzione dei test conviene a tutti coloro che siedono sul tavolo dove vengono discussi e definiti i regolamenti. I top team hanno ormai da anni, investito cifre astronomiche nei sistemi di calcolo noti come CFD, budget che sono diventati improvvisamente disponibili quando sono state abolite le prove in pista. Ogni squadra di vertice conta di avere qualcosa in più degli avversari, e ormai la partita si gioca su questi fronti.