I segreti di Posillipo
Le belle giornate che si stanno susseguendo stanno riempiendo le città italiane di turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Questa Guida Viaggio, è dedicata, come spesso accade, ai segreti nascosti nelle viscere di Napoli. Luoghi e racconti incantati che pochi conoscono, forse perché in Italia non fa rumore la storia e la conoscenza, ma ben altre informazioni di più basso livello.
Ma se a Napoli, città di miti e leggende, Posillipo è la porta d’accesso al mito e alla leggenda.
La grotta di Seiano, con i suoi spettrali cunicoli che si aprono all’improvviso offrendo squarci da brivido sulla baia di Trentaremi e sull’isola della Gaiola, è ancora oggi uno dei luoghi più suggestivi, affascinanti e misteriosi della città.
E tra gli scogli di Posillipo il Poeta e Mago Virgilio, secondo la tradizione, radunava i discepoli per insegnare loro l’arte della negromanzia.
Durante il Medioevo a Napoli fiorì una grande scuola che aveva l’alchimia tra i suoi principali studi. Non è un caso che la leggenda di Virgilio Mago si sia diffusa proprio in quel periodo. Molti luoghi della città divennero rifugio di monaci alchimisti che nel segreto delle grotte naturali o nei ruderi di epoca romana, compivano le loro ricerche.
L’autore dell’Eneide scelse l’isolotto di Megaride per mettere alla prova i suoi poteri; la deposizione dell’Uovo salvifico, quello che diede poi il nome al Castel dell’ovo, sarebbe solo uno dei suoi esperimenti.
Quanto potente fosse la leggenda attribuitagli lo rivela il mito che attribuì al maestro di Dante la costruzione della Crypta Neapolitana, la galleria lunga circa 700 metri scavata nel tufo della collina di Posillipo, tra Mergellina e Fuorigrotta. Sarebbe stato infatti il poeta a evocare i demoni che resero possibile aprire in una sola notte la via breve tra Napoli e Pozzuoli.
La galleria romana di Posillipo, posta in posizione sopraelevata rispetto ai due tunnel moderni che sbucano a Fuorigrotta, in realtà è del 37 avanti Cristo e sarebbe opera del celebre architetto Lucio Cocceio. I lavori di scapo della crypta non durarono certo poche ore ma molti anni. Ma più che demoni, ai lavori vi erano una forma più terrena di dannati, oltre centomila schiavi.
La leggenda di Virgilio architetto, comunque, ebbe così tanto eco che addirittura, si narra che re Roberto d’Angiò fosse a tal punto suggestionato da chiederne conferma a Francesco Petrarca, durante una passeggiata a cavallo, nel 1341. Il quale gli avrebbe risposto pressappoco così:
“Non mi è mai capitato di leggere che Virgilio fosse un tagliapietre”
Questi ed altri prodigi attribuiti a Virgilio, hanno contribuito ad accrescere nei secoli, la leggenda della Crypta, alimentato a sua volta dalle vicinanze di quella che ancora oggi è identificata come la tomba di Virgilio.
A favorire quest’aurea di mistificazione l’evento che accadeva due volte l’anno, alla fine di febbraio e di ottobre (prima che il luogo venisse chiuso) la luce del sole al tramonto attraversa l’interno grotta. Al poeta venivano infatti attribuite le conoscenze sacre e misteriche legate proprio all’orientamento del sole.
Diversi sono stati i culti che nel corso dei secoli hanno utilizzato la Crypta. Dal culto mitraico ai discepoli di altri riti iniziatici e propiziatori.
Purtroppo, allo stato attuale della situazione, incuria e crolli rischiano oggi di compromettere la stabilità di una delle più antiche gallerie del mondo. Rischiando così di trasformare, questo antico luogo di memoria, in una damnatio memoriae, sepolta da secoli di abbandono e degrado.