San Gennaro e il miracolo della liquefazione

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Siamo alla prima di tre tappe, per quello che è un evento molto atteso da milioni di fedeli in tutto il mondo, la liquefazione del sangue di San Gennaro.

La prima data del rito si svolge il sabato precedente la prima domenica di maggio.

Ecco perché oggi vogliamo raccontarvi la storia di questo evento.

Questa storia è molto antica e risale esattamente al 17 agosto 1389, quando nella cattedrale di Napoli, sotto gli occhi attoniti di centinaia di fedeli, avvenne per la prima volta la liquefazione del patrono della città. Diventando il fenomeno noto appunto come “Miracolo di San Gennaro”.

Questo evento venne descritto dai cronisti dell’epoca, in un testo latino, tuttora conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Da quel momento, per 3 volte l’anno, il sangue del santo si scioglie.

Prima di quella data, il reliquario era facilmente apribile a chiunque e conteneva puramente materia putrefatta, sangue a qualche non era associato alcun tipo di miracolo o similari.

Lo scenario di quella prima liquefazione, vedeva una Napoli cupa e superstiziosa, nel bel mezzo dello scisma d’Occidente, e in città la contrapposizione tra la fazione filo-avignonese e quella filo-romana, più che mai accesa. Tre anni prima era morto Carlo di Durazzo e a Napoli si era aperta una feroce lotta per la successione al trono. Fra due fratelli dodicenni, Ladislao, figlio della reggente Margherita e Luigi II d’Angiò.

La manipolazione del sangue sarebbe stata voluta – secondo alcuni studiosi – dai vertici del partito filo-avignonese, in quanto in città erano in programma i festeggiamenti per l’arrivo di un’ambasceria proveniente da Avignone e la “liquefazione” del sangue avrebbe sicuramente ricevuto consensi e buoni auspici, sul governo delle terrene cose.

Secondo “i complottisti del sacro” sarebbero stati potenti elementi chimici utilizzati dagli alchimisti di quel periodo storico a metterci la mano. Si pensa che siano partiti da una base di clorulo di ferro, riscontrabile in natura sui vulcani attivi e abbiano così manomesso il contenuto dell’ampolla.

Alcuni anni fa un gruppo di scienziati dell’Università di Pavia è riuscito a riprodurre in laboratorio il fenomeno della liquefazione del sangue, dove basterebbe successivamente solo agitare il contenitore. Ma è veramente possibile che gli alchimisti dell’epoca fossero riusciti a riprodurre il “miracolo”?

In questa storia, per gli scienziati certezze non ve ne sono, l’unico modo sarebbe quello di convincere la Chiesa ad aprire una volta e per tutte le ampolle contenenti le reliquie e consentire al mondo scientifico di esaminare il contenuto. Ma essa si è sempre rifiutata, sostenendo che l’apertura delle ampolle ne potrebbe alterare e compromettere il contenuto.

Allo stesso tempo viene da chiedersi come, una manipolazione avvenuta nel 1389, possa ancora oggi sortire certi effetti.

 

Da uno studio di “Napoli segreta” di Vittorio Del Tufo.

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