Gianluca Vacchi e la crisi con Amazon
Si fa ancora sentire il polverone sollevatosi a fine maggio, causata dalla rivolta dei suoi dipendenti, a cui fra l’altro non si è fatta attendere risposta di Gianluca Vacchi.
Attraverso un comunicato inviato dai suoi avvocati all’Ansa, l’imprenditore ha dichiarato:
“Riguardo alle notizie apparse in questi giorni sui media non ho rilasciato alcuna dichiarazione né ho intenzione di farlo: ci sono infatti dei procedimenti in corso e spetta unicamente ai giudici esprimersi al riguardo. Tuttavia, sono state altresì diffuse, in modo fuorviante, numerose affermazioni false e gravemente offensive, anche riguardo a fatti per i quali non è mai stata presentata alcuna denuncia e che non costituiscono oggetto dei già citati procedimenti giudiziari: ho dato quindi mandato ai miei legali di tutelarmi in tutte le sedi competenti”.
Vacchi fa riferimento alle due accuse venute alla luce. La prima è quella lanciata dall’ex colf Laluna Maricris Bantugon, che ha raccontato a “La Repubblica” i suoi 3 anni a servizio di Vacchi, fatti di maltrattamenti e pagamenti irregolari. L’ex colf di 44 anni, originaria delle Filippine ha spiegato al quotidiano, come nell’atto di citazione civile presentato dalla donna, siano ripercorsi 3 anni e mezzo (dal 25 maggio 2017 al 10 dicembre 2020) di vita vissuta a casa dell’imprenditore, nel regno-set dell’influencer. Nel racconto della donna vengono analizzati alcuni video che Gianluca Vacchi aveva realizzato per TikTok, un social network molto diffuso tra le giovanissime generazioni.
Secondo la ex colf dell’imprenditore-influencer proprio quei video, che poi erano divenuti “virali”, per lei e altri dipendenti di casa Vacchi erano invece una vera e propria fonte di “stress tra il personale” perché se gli stessi dipendenti dell’imprenditore non ballavano “a tempo di musica”, se i balletti non “venivano eseguiti perfettamente“, si “scatenava la rabbia di Vacchi che inveiva contro i domestici, lanciando dovunque il cellulare e spaccando la lampada usata per le riprese“.
Al centro della questione, particolari bizzarri, ma allo stesso tempo agghiaccianti sul rapporto dell’imprenditore con i suoi dipendenti se i fatti raccontati dovessero risultare veritieri e confermati.
Ma non erano solo i balletti mal eseguiti a destare forti preoccupazioni. Anche l’orario di lavoro è, infatti, al centro delle contestazioni presentate al giudice del Lavoro.
L’altra è quella mossa da una coppia di collaboratori domestici che, dopo aver lavorato per lui rispettivamente 22 e 17 anni, hanno dichiarato di essere stati pagati in nero, chiedendo, quindi, 700mila euro di danni.
In questa storia si racconta anche che a fronte di un contratto di lavoro che prevedeva 6 ore al giorno per 6 giorni a settimana, avrebbe lavorato anche 20 ore al giorno senza interruzione, senza beneficiare del riposo settimanale e senza nemmeno gli straordinari pagati.
L’ex colf di Vacchi nell’atto d’accusa racconta anche altri episodi spiacevoli, come l’ipotesi di multe da 100 euro nei confronti dei dipendenti qualora avessero dimenticato qualche accessorio o qualche capo d’abbigliamento dell’influencer quando gli preparavano i bagagli in vista delle nuove “performance”.
Tutto ciò ha costretto Gianluca Vacchi a presentarsi davanti al Tribunale del Lavoro per rispondere delle accuse di sfruttamento e vessazioni sul lavoro nei confronti dei dipendenti.
La goccia che sembrerebbe aver fatto traboccare il vaso, secondo quanto riportato sempre da “la Repubblica”, è però il contratto di riservatezza che Vacchi avrebbe chiesto di firmare alla domestica. Un documento con tanto di super penale, quantificata in 50mila euro, se la donna avesse divulgato informazioni a terzi sui “segreti” di casa Vacchi.
Tale notizia è arrivata proprio nei giorni in cui l’imprenditore ha lanciato, con Amazon Prime Video, la docu-serie “Mucho Màs” tutta incentrata sulla sua vita. Da giorni, il colosso è al centro degli attacchi degli utenti soprattutto su Instagram: “Ritirate questo scempio”. E il silenzio di Amazon fa pensare che ciò non accadrà.