Vi racconto una favola
Nel lontano 1812 i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm scrissero la prima edizione di Biancaneve, nota anche come Biancaneve e i sette nani, famosa favola popolare europea, evidentemente ispirata a molti aspetti del folclore popolare, del quale i due fratelli erano profondi studiosi.
La versione di “Biancaneve e i sette nani” più conosciuta racconta che in una giornata d’inverno una regina, mentre è intenta a cucire vicino a una finestra con la cornice in legno di ebano, si punge un dito e guardando le gocce di sangue cadute sul terreno innevato, esprime il desiderio di avere una figlia con i capelli scuri come l’ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue.
Dopo qualche tempo, la regina e il re hanno una bambina, che possiede proprio le caratteristiche fisiche desiderate dalla madre, alla quale danno il nome Biancaneve. Poco dopo la nascita della fanciulla, la regina muore a seguito delle ferite riportate durante il travaglio.
Il re, per assicurare una figura materna alla figlia, decide di risposarsi. La seconda moglie del re è una donna bellissima e molto vanitosa che possiede uno specchio magico al quale chiede in continuazione chi sia la donna più bella del regno, sentendosi continuamente rispondere che è lei. A un certo punto lo specchio le dice che la ormai cresciuta Biancaneve è più bella di lei, allora la regina, arrabbiatissima e invidiosa della figliastra, incarica un cacciatore di ucciderla e riportarle i polmoni e il fegato come prova della conclusione del suo compito.
Il cacciatore, tuttavia, non riesce a svolgere l’incarico, allora decide di lasciare la fanciulla nel bosco e di uccidere al suo posto un cinghiale, portandone poi gli organi alla regina, convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il fegato e i polmoni del cinghiale, li mangia, convinta che siano quelli di Biancaneve.
Ma Biancaneve, dopo aver vagato per un po’ nel bosco, si imbatte in una piccola casa, costruita proprio nel cuore della foresta, nella quale abitano 7 nani, che per guadagnarsi da vivere lavorano in una vicina miniera. La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, entra, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione e poi si addormenta.
I nani, quando rientrano dal lavoro, dopo un primo attimo di sgomento per l’intrusione, sono felici di ospitare la dolce Biancaneve che in cambio li accudisce. La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva scopre che la figliastra è ancora viva.
Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca per 2 volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro, poi facendole passare tra i capelli un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane sviene, ma viene salvata dall’intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa in loro assenza.
Ma travestita da vecchia contadina, la regina si avvia per la terza volta verso la casa dei nani con l’obiettivo di far assaggiare a Biancaneve una mela avvelenata per metà. Per convincerla ad accettare il frutto, taglia la mela in due e assaggia la metà che non era avvelenata.
Biancaneve, al primo morso della parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli sforzi compiuti dai nani riesce a risvegliarla. Gli stessi nani, convinti che sia morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una collina in mezzo al bosco.
Un giorno viene notata da un principe che passa di lì a cavallo. Questi, colpito dalla bellezza della fanciulla, convince i nani a lasciargliela portare nel suo castello per poterla ammirare e onorare per tutti i giorni della sua vita. A un certo punto uno dei servitori del principe, arrivati per trasportare la bara al castello, inciampa in una radice sporgente e fa cadere la bara giù per il fianco della collina.
Durante la caduta, dalla bocca di Biancaneve esce il boccone di mela avvelenato e così la ragazza si risveglia. Biancaneve s’innamora subito del principe e vengono organizzate le nozze, a cui viene invitata anche la Regina cattiva. Questa, rimane impietrita riconoscendo la sua figliastra.
Vengono quindi fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro, che la malvagia matrigna di Biancaneve viene costretta a indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti, la Regina cattiva è costretta a ballare finché non cade a terra morta.
In un’altra versione il finale è diverso la malvagia matrigna, tenta di fuggire, ma i presenti chiedono al re di punirla. Così, vestita di cenci e dimenticata, vive a lungo in un carcere oscuro.
Solo Biancaneve si reca spesso a darle conforto, poiché i buoni non conoscono l’odio.
I fratelli Grimm trascrissero la fiaba di Biancaneve così come era raccontata nella tradizione orale in Germania. Tuttavia, dalla prima versione del 1812 alla settima del 1857 i cambiamenti furono consistenti.
Quello principale riguarda la figura della madre che non muore, ma diventa gelosa di sua figlia quando Biancaneve compie 7 anni, così chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle gli organi per cucinarli con sale e pepe. Si preferì quindi, la versione in cui viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva, per giustificare il suo odio.
Altri elementi disturbanti che vengono edulcorati riguardano il desiderio cannibale di mangiare la bambina e persino il desiderio necrofilo del principe che si era innamora perdutamente del cadavere.
«Stava seduto lì, tutto il giorno a fissarla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. E quando doveva uscire e non poteva guardarla era preso da umor nero, e senza la bara accanto non riusciva a mandar giù nemmeno un boccone.»
I servitori del principe, stanchi di scarrozzare la bara avanti e indietro, un giorno aprirono la bara per prendersela con il cadavere, tenendolo per le spalle e scuotendolo violentemente. In questo modo Biancaneve sputò il pezzo di mela e ritorna in vita.
Tra le più celebri versioni della fiaba, vi è l’omonimo film d’animazione prodotto dalla Disney che fu il primo lungometraggio animato dell’azienda, uscito nel 1937, portando innovazione e spettacolo nel mondo dell’animazione.
I nani, vedendo la loro amata amica così bella anche nella morte, non hanno il coraggio di seppellirla e la posano in una bara di cristallo versando tutte le loro lacrime fino a quando il principe, udita la disgrazia, raggiunge il corpo della fanciulla. Il suo amato posa le sue labbra su quelle della principessa per darle l’ultimo bacio. Quel vero bacio d’amore scioglie l’incantesimo della strega.
Il principe la porta con sé sul suo cavallo bianco e vissero per sempre felici e contenti.
2021- California, dopo un restyling del parco divertimenti più famoso del mondo si decide di cambiare il finale della corsa della giostra. Non è più la scena della morte della matrigna Grimilde ma appunto, quella del bacio.
Nel recensire la giostra due giornaliste del San Francisco Gate una piccola testata locale, decidono di passare alla storia criticato la scelta e scrivendo che «Biancaneve dorme e dunque il bacio non è stato consensuale» sostenendo che andrebbe rimosso per rispetto alle donne. In poche ore la loro recensione è stata ripresa dai tabloid, e poi dalle testate di tutto il mondo, il più delle volte con lo scopo di deridere l’affermazione.
A voi che avete avuto la pazienza di arrivare fino alla fine della storia che vi ho raccontato, la scelta del finale più bello.