Moneyfarm consiglia le prossime mosse sui mercati
Dal punto di vista socioeconomico il momento storico che stiamo attraversando è molto delicato, c’è un moltiplicarli le sfide da affrontare nei prossimi mesi e tutto questo ovviamente si riverbera sulle scelte da fare in ottica di investimento sui mercati finanziari.
Ad analizzare nel dettaglio la questione è un’analisi di Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm.
Gli ingredienti nel calderone sono tanti, guerra in Ucraina, crisi energetica, crescita rallentata, inflazione in continuo aumento e caduta del governo Draghi sono gli ingredienti principali di questo inizio del secondo semestre dell’anno in Italia.
Il 25 settembre si andrà a votare per eleggere un nuovo governo. Per capire meglio il futuro iniziamo dall’analisi delle sfide che lo stivale dovrà affrontare e dalla mappa della sua situazione economica.
Il Pil italiano nel 2022 crescerà così come nel 2023. Stando agli ultimi dati Istat sulle stime preliminari, nel secondo trimestre dell’anno l’economia italiana ha registrato una crescita dell’1% in termini congiunturali e del 4,6% in termini tendenziali. Dato che segna una fase espansiva del Pil per il sesto trimestre consecutivo.
La crescita acquisita per il 2022 è pari al 3,4%, sebbene sia stata rivista costantemente al ribasso da marzo 2022, in linea con quella degli altri paesi europei. La situazione economica e finanziaria, unita alla crisi politica, porta con sé una serie di rischi per il bel Paese.
Il primo elemento di preoccupazione è legato alla situazione economica dell’Italia. La crisi politica arriva in un momento economico incerto. Al momento le stime di crescita sono in positivo sia per il 2022 che per il 2023, ma non è da dimenticare che su tutta l’Ue (e dunque anche l’Italia) aleggia lo spettro della recessione.
Secondo elemento è il rischio finanziario, misurato attraverso l’allargamento degli spread. Ogni volta che il rischio finanziario aumenta nell’Eurozona e a livello globale, l’Italia paga sempre di più in termini di differenziale di rendimento con i Bund tedeschi.
Nonostante le valutazioni sembrino meno care di quelle degli indici europei e globali, occorre considerare come il FTSE MIB sia un indice generalmente pro-ciclico e dunque maggiormente soggetto a fasi di incertezza come quella che stiamo vivendo.
Tale ciclicità deriva sia dal rischio paese sia dall’esposizione settoriale, molto concentrata sui settori energetico, automobilistico e bancario. L’azionario bancario potrebbe inoltre soffrire di tensioni derivanti dall’allargamento degli spread causato da incertezza politica, restrizione monetaria e incremento delle probabilità di default di prestiti e obbligazioni societarie.
Date le condizioni di incertezza globale sarebbe dunque opportuno diversificare la componente azionaria del portafoglio con un’esposizione globale.
Dal punto di vista obbligazionario, l’incertezza politica può incrementare la volatilità di breve termine degli spread dei titoli italiani, sebbene situazioni come quelle viste nel maggio 2018 – con gli spread saliti di 200 punti base – risultino meno probabili.
È bene ricordare anche che le obbligazioni dei paesi dell’Europa periferica, in particolare quelle italiane, hanno generalmente un rischio sistemico più elevato e contribuiscono al rischio del portafoglio in condizioni di tensione globale. L’implementazione del TPI (Transmission Protection Instrument) da parte della BCE potrebbe mitigare la volatilità degli spread, ma ci sono ancora numerose incognite da smarcare, incertezza valutata negativamente dai mercati.