App Immuni, quello che sappiamo e quello che non sappiamo
Mi chiedete spesso, cosa ne pensiamo e se abbiamo qualche informazione al riguardo. Per cui ho deciso di fare una ricerca approfondita, per cercare di capire a che punto siamo con lo sviluppo e quanto regola la App Immuni. Proveremo quindi ad elencare tutte le conoscenze e i punti ancora bui che ci sono su questo argomento.
L’articolo 6 del decreto legge che dovrebbe arrivare al prossimo consiglio dei ministri a stabilire le regole di base per Immuni, la app per il tracciamento dei contatti scelta dal governo, afferma che ci vorrò scaricare l’app riceverà:
«…informazioni dettagliate e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza sulle finalità e sulle operazioni di trattamento».
Le modalità con cui ci verremmo messi a conoscenza di tutti i dettagli però, ci sono ancora ignoti.
Il decreto stabilisce che:
«dati personali raccolti siano esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti risultati positivi – confermando che il – tracciamento dei dati sia basato sul trattamento di dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati – e che – è esclusa in ogni caso la geolocalizzazione dei singoli utenti».
Secondo la bozza del provvedimento devono essere:
«garantite su base permanente la riservatezza, l’integrità, la disponibilità e la resilienza dei sistemi e dei servizi di trattamento dei dati – nonché – misure adeguate ad evitare il rischio di reidentificazione degli interessati».
Un dato che interesserà a tutti è che si stabilisce anche la distruzione dei dati, ma una data al momento non può essere fissata, per cui è semplicemente stato stabilito che:
«I dati relativi ai contatti stretti sono conservati, anche nei dispositivi mobili, per il periodo strettamente necessario al trattamento, la cui durata è stabilita dal ministero della Salute ma comunque non oltre il 31 dicembre 2020».
Onestamente, credo si tratti di un periodo eccessivamente lungo, basterebbero abbondantemente 30 giorni di registrazione, da cancellare man mano che il mese avanza. Anche perché oggi è inutile sapere se 30 giorni fa siamo entrati a contatto con una persona, se essa fosse positiva e noi fossimo asintomatici, ne avremmo ampiamente raccolto le tristi conseguenze nel giro di 30 giorni.
Il decreto conferma fin da subito che i dati «non possono essere utilizzati per finalità diverse» da quelle del tracciamento dei contatti per l’emergenza Coronavirus. E che chi non scaricherà l’app non subirà «alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali».
La piattaforma per il tracciamento dei contatti sarà:
«realizzata esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite da amministrazioni o enti pubblici o in controllo pubblico».
L’applicazione dovrebbe essere disponibile per tutti già a partire dal mese di Maggio. Ma anche su questo non vi è ancora certezza.
Quel che ci è chiaro è gli esperti ci hanno spiegato è che il tracciamento non avviene mediante geo-localizzazione ma attraverso la comunicazione dei vari dispositivi che incrociate lungo il vostro percorso.
Tutto ciò attraverso la vecchia e cara tecnologia Bluetooth, che apre un altro grande dubbio. Ovvero quanto dobbiamo stare tranquilli a lasciare aperta questa porta ad ogni dispositivo che incontriamo durante il giorno sul nostro percorso?