Vaccini, proviamo a chiarire le idee
Sulla questione vaccini c’è sempre stato un gran caos, dal primo momento. Oggi nonostante siano cambiate molte cose dallo scorso dicembre, quando a poco alla volta il vaccino contro il Covid-19 è iniziato ad entrare nelle nostre vite, ancora troppi sono i dubbi.
In questo articolo, con le 500 parole a disposizione, di certo non ci aspettiamo di schiarirvi le idee al 100% ma vogliamo comunque tentare di alleggerire gli animi, facendo chiarezza sulle varie differenze che portano a scegliere un’vaccino anziché un altro.
Per farla semplice, focalizziamoci sui vaccini disponibili al momento sul territorio italiano:
Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty), noto come Pfizer-BioNTech;
Il vaccino COVID-19 Vaccine Moderna mRNA -1273;
Il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca);
Il vaccino Janssen di Johnson&Johnson.
Una macro classificazione è quella che li vede divisi nelle due categorie:
A vettore virale come i vaccini Vaxzevira di AstraZeneca e Janssen di Johnson&Johnson;
A mRNA come i vaccini Pfizer e Moderna.
Il Dott. Giorgio Massarotti, specialista Immunologo Clinico ed Allergologo della Casa di Cura La Madonnina, approfondisce le differenze tra i due vaccini.
Il vaccino è un farmaco che induce il sistema immunitario a produrre anticorpi capaci di combattere i microrganismi responsabili di una malattia. Così vale anche per quelli sviluppati contro il Covid-19, non sono tutti uguali, ma utilizzano tecnologie e approcci differenti per produrre nell’organismo una risposta immunitaria che impedisca lo sviluppo della malattia.
I vaccini a Vettore Virale (AstraZeneca e Janssen per capirci) cosa sono e come funzionano?
Come dice l’espressione stessa, questi farmaci utilizzano come ‘vettore’ un virus, modificato in laboratorio e totalmente inattivato, capace di portare alle cellule immunitarie l’informazione della proteina Spike, utilizzata dal Sars-Cov-2 per infettare le nostre cellule.
Entrando in contatto con la Spike, i linfociti T del nostro organismo si attivano contro di essa e:
Producono anticorpi specifici;
Trasmettono ai linfociti B l’indicazione di sintetizzare quelli definitivi;
Mantengono l’informazione per il futuro.
Sia Vaxzevira di AstraZeneca e Johnson&Johnson, utilizzano come vettore virale adenovirus, ovverosia dei virus, molto comuni, responsabili del raffreddore e della faringite che vengono inattivati, quindi sono incapaci di replicarsi e di infettare l’organismo ricevente.
Nello specifico:
AstraZeneca utilizza un adenovirus tipico degli scimpanzé;
Janssen utilizza un adenovirus umano (Ad26).
Poco dopo aver svolto la sua funzione, il virus vettore presente nel vaccino viene, ad ogni modo, eliminato dall’organismo.
I vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna), vengono utilizzate delle molecole di RNA messaggero (mRNA) modificato che, anche in questo caso, come dice l’espressione stessa, consegnano alla cellula un ‘messaggio’ per sintetizzare, nel caso specifico, la proteina Spike del Covid-19.
Entrato nella cellula, dunque, il vaccino fornisce a questa le istruzioni necessarie per la sintesi della Spike, attivando i linfociti T del sistema immunitario, che a loro volta trasmettono ai linfociti i B l’ordine di sintetizzare anticorpi.
Poco dopo aver consegnato il messaggio, l’mRNA si degrada naturalmente.
Passiamo all’efficacia dei vaccini a vettore virale:
Per quanto riguarda Vaxzevira di AstraZeneca, complessivamente l’efficacia dimostrata nella prevenzione della malattia sintomatica è del 59,5%. Nei soggetti cui dopo 12 settimane è stata somministrata la seconda dose, a 14 giorni da questa, la cifra sale a 82,4 %.
Per lo Janssen di Johnson&Johnson, nelle forme più gravi il vaccino arriva fino ad una copertura del 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione e dell’85%, dopo 28 giorni da questa.
Mentre l’efficacia dei vaccini a mRNA:
Il vaccino Comirnaty/Pfizer, invece, è stato dimostrato prevenire al 95% il numero dei casi della malattia sintomatica da Covid-19.
Il Moderna, infine, ha un’efficacia di prevenzione della malattia sintomatica da nuovo Sars-Cov-2 del 94,1%.
Quello che è importante ricordare in relazione all’efficacia dei due vaccini a vettore virale è che, pur offrendo una copertura parziale, qualora il soggetto vaccinato contraesse il Covid-19, la malattia sarebbe meno invasiva e rischiosa.
I vaccini AstraZeneca e Janssen, infatti, a seguito di un periodo in cui il sistema immunitario non ha ancora prodotto anticorpi (periodo detto finestra), che ha una durata di alcune settimane dalla prima o, nel caso di Janssen, unica dose, si sono dimostrati ridurre significativamente il rischio di ospedalizzazione, quindi anche di terapia intensiva.