Le scarse conoscenze degli italiani sulla previdenza

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Da un sondaggio di Moneyfarm emerge la scarsa conoscenza degli italiani in materia di previdenza, principale causa di scelte errate e mancanza di pianificazione finanziaria.

Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, in collaborazione con Progetica, società indipendente specializzata in educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale ha effettuato il sondaggio nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca dedicato alla previdenza in Italia.

Sondaggio i cui risultati vengono presentati in occasione della IV edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria, nella prima parte del webinar organizzato da Moneyfarm per oggi, martedì 19 ottobre alle ore 18:00 dal titolo I 7 vantaggi della pensione integrativa.

Insomma, con conoscenze insufficienti e scarsa pianificazione finanziaria, questo mediamente è come l’italiano affronta la previdenza oggi. Basti pensare che soltanto il 4% conosce tutti i fattori che impattano sull’importo dell’assegno pensionistico, anzianità contributiva, stipendio, aumento della speranza di vita, PIL e tipo di lavoro.

Non conoscere o conoscere solo parzialmente questi elementi è un grande fattore di rischio che potrebbe portare i futuri pensionati italiani a scontrarsi con la dura realtà di un assegno significativamente inferiore alle proprie aspettative.

Per non parlare del fatto che circa il 70% degli italiani ignora che un investimento sui mercati finanziari può garantire un assegno pensionistico più alto. Neppure i giovani dimostrano maggiore consapevolezza su questo punto e si fermano al 31,4% (18-29 anni) e al 35,3% (30-39 anni).

Probabilmente ciò è dovuto al fatto che su una buona fetta del territorio italiano, ancora troppi sono coloro che in queste fasce d’età devono preoccuparsi prima della stabilità economica attuale, per cui non riescono a guardare oltre, fino al pensionamento.

Non a caso altro tema controverso è quello del riscatto di laurea, un terzo dei rispondenti (33,8%) non conosce affatto il potenziale effetto del riscatto di laurea. Vero è che non esiste una regola sempre valida per tutti. Il riscatto di laurea può essere utile per uscire qualche anno prima dal mondo del lavoro, ma ogni caso va ponderato in base a criteri di costi/utilità quanto mai validi come in questa situazione.

Non va dimenticato infatti che l’ineluttabile regressione del sistema del welfare, legato a trend più che noti. In Italia si nasce di meno, si inizia a lavorare più tardi in un mondo del lavoro sempre più precario e si vive sempre più a lungo, si è creato così quel micidiale mix demografico, sociale ed economico che rovescia gli equilibri consolidati su cui, un tempo, gli italiani facevano affidamento.

Giovanni Daprà, Co-fondatore e Amministratore Delegato di Moneyfarm ha spiegato:

“Occuparsi di pianificare e integrare la propria pensione pubblica è un esercizio di gestione del rischio, rischio che è anche finanziario oltre che contributivo e demografico: una mancata crescita del Pil nazionale, infatti, potrebbe costare il 20% dell’assegno pensionistico ai quarantenni di oggi e dal recente sondaggio che abbiamo condotto con Progetica, emerge che solo 1 italiano su 4 è consapevole di questa correlazione. Altrettanto allarmante il fatto che il 70% degli italiani non sappia che l’orizzonte di medio-lungo termine di un investimento sui mercati sia un alleato prezioso per accrescere il proprio assegno pensionistico”.

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