Come è cambiata la MotoGP
Anche se ci siamo lasciati alle spalle il mondiale di MotoGP 2021, non siamo pronti a dire veramente addio a questo anno di due ruote. Di fatto si parla già di futuro che sia a due o a quattro ruote, di modi per godersi la pensione, di paternità e nuovi ritmi quotidiani, ovviamente stiamo parlando nello specifico di Valentino Rossi su quello che sarà il suo futuro e il futuro di questo sport senza di lui.
Nel giorno della sua partecipazione a Eicma, il Dottore era inevitabilmente preparato a rispondere sempre alle solite domande sul futuro, fra cui ovviamente la paternità, sulle corse in macchina e sulle possibilità di tornare, in futuro a provare una MotoGP. Come è ovvio che sia, ha parlato e continuerà a parlare ancora di moto.
Ha di fatto rilasciato un’intervista a Moto.it. Esperienze a confronto, quella del pilota con la carriera più lunga nella storia della MotoGP e quella del giornalista – che è stato pure pilota – che ha raccontato e continua a farlo, il motorsport a intere generazioni, parliamo di Nico Cereghini.
Come era inevitabile che fosse, ne sono usciti quattro minuti di confronto vero, sulla passione per le due ruote, ma anche sulla tecnica e su quelli che sono stati i cambiamenti di cui il Dottore è stato interprete e testimone.
“Che gusto!”
Ha risposto Rossi quando gli è stato chiesto quale fosse per lui l’emozione più grande dopo aver guidato per 26 anni le migliori e più belle moto del mondo.
“A Valencia me le hanno messe tutte in fila insieme e, cavolo, ci sono delle moto incredibili.”
La sensazione più coinvolgente?
“Dico l’accelerazione! L’uscita dopo la curva e il poco tempo che ci metti a fare un rettilineo, i cavalli che ti permettono di affrontarlo in un flash”.
La potenza in generale, quindi, che nella MotoGP moderna è diventata quasi ingestibile se non fosse per l’aiuto dell’elettronica, con Valentino Rossi che, contrariamente a quanto sembra pensare la maggior parte degli appassionati, aggiunge:
“Senza elettronica i più forti rimarrebbero i più forti, non credo che cambierebbero molto le cose. L’elettronica ha aiutato tanto in termini di sicurezza, ma la moto va guidata, soprattutto una MotoGP. Adesso si cade di più sul davanti e non ci sono più quelle cadute pericolose dovute alla moto che ti sbalzava, forse senza elettronica si vedrebbe qualche caduta in più, ma i valori a mio avviso resterebbero gli stessi”.
Di sostanzialmente diverso, piuttosto, c’è l’atteggiamento dei piloti, che adesso sono molto più aggressivi. Non che prima non lo fossero, ma la ricerca e il gusto del sorpasso che risultasse bello anche stilisticamente si sono un po’ persi:
“Di solito quando fai un sorpasso cerchi di non danneggiare l’altro; invece, adesso è come se ci fosse una corrente di pensiero nuova secondo cui l’avversario va danneggiato: c’è molta più aggressività e anche più malizia”.
Ed è, almeno a giudicare dall’espressione di Valentino Rossi, il vero grande cambiamento delle corse in moto. Quelle di cui si era innamorato da ragazzino, grazie a babbo Graziano, ma soprattutto grazie a Norifume Abe:
“Impazzivo per i piloti giapponesi, le loro tute, i loro caschi e quando è arrivato Abe è stato un colpo di fulmine: è diventato il mio idolo e lo è ancora. Poi abbiamo pure corso insieme, ci siamo conosciuti ed è stato bellissimo. Come bellissime sono state tantissime cose che mi sono capitate in questi 26 anni”.
Compresa una laurea che l’Università di Urbino gli ha conferito ormai tanti anni fa per quel suo modo lì, unico e inimitabile, di comunicare e di saper catalizzare l’attenzione della gente.