Investire in Italia tenendo gli occhi aperti
Da venerdì 22 l’Italia è in subbuglio e la situazione si è fatta difficile anche per Lagarde e colleghi della BCE dopo la crisi politica che ha scosso il weekend italiano.
In un periodo già abbastanza complicato, come se inflazione, crisi energetica e rallentamento della crescita non fossero già abbastanza, le dimissioni di Mario Draghi nella giornata di venerdì hanno infatti riportato il focus sul rischio frammentazione dell’Area Euro, con i tassi dei BTP e lo spread contro il Bund in forte rialzo.
In questo scenario, vi proponiamo di seguito quanto presupposto da Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm riportato da Bluerating.
In tale contesto, la BCE ha sorpreso i mercati con un rialzo di 50 punti base contro i 25 punti base attesi, decidendo al contempo di affrontare il rischio di frammentazione direttamente con il lancio del già annunciato tool, il TPI (Transmission Protection Instrument).
In altre parole, la Banca Centrale ha ricercato un complesso equilibrismo, volendo ribadire da un lato la volontà di combattere l’aumento dei prezzi, anche a scapito delle preoccupazioni sulla crescita economica, ma riaffermando il supporto al progetto euro in una giornata complessa, partita con le dimissioni di Mario Draghi.
La mossa sembra aver funzionato. I primi segnali infatti sembrano suggerire che i mercati stiano reagendo con nervosismo a quanto dettato da Francoforte, con vari effetti contrastanti almeno in questa prima fase, anche se gli spread dei Paesi periferici rimangono volatili a fronte dei dubbi sul nuovo tool, esplicitamente finalizzato ad assicurare che la politica monetaria europea sia trasmessa senza attriti in tutta l’Area Monetaria, senza limiti di portata, anche se soggetto a criteri di eleggibilità stringenti. Soprattutto per quanto riguarda la finanza pubblica.
Ma uno strumento che i mercati non sembrano ancora ritenere abbastanza forte, in un contesto di inflazione elevata, crescita in rallentamento ed alto rischio geopolitico, come mostrato dalla mancanza di un apprezzamento deciso dell’euro contro il dollaro. Certamente, il focus rimane sull’evoluzione delle vicende politiche nei paesi periferici, Italia sopra tutti e sul rischio di una ritorsione russa nella fornitura del gas. In tale contesto, l’obiettivo di abbassare l’inflazione senza causare una crisi economica rimane ancora forse realizzabile, ma certamente più arduo.
Ci si chiede ora si questa crisi politica italiana porterà ulteriori rischi sul piano finanziario. È inevitabile che la crisi politica in Italia porti con sé una serie di criticità e rischi, primo tra tutti quello legato alla situazione economica del Paese, dove, seppur in un contesto di crescita ancora positiva, aleggiano sullo sfondo dinamiche di tipo recessivo e criticità economiche internazionali.
Le stime di crescita e le probabilità di recessione, già riviste rispettivamente al ribasso e al rialzo da aprile, potrebbero essere messe in crisi dal crollo del governo. Sicuramente la volatilità continuerà a caratterizzare l’andamento del FTSE MIB, che paga ancora una sottoperformance verso i principali indici europei nella fase post-Covid.
Non è secondario il tema del rischio sistemico legato all’allargamento degli spread. L’Italia ormai da 5 anni si è guadagnata il ruolo di Paese “sotto osservazione”, per cui quando il rischio finanziario aumenta nell’Eurozona e a livello globale, l’Italia paga maggiormente in termini di differenziale di rendimento con i Bund tedeschi.