Il castello dei falchi neri
Ho sempre sentito parlare bene di Marcello Simoni ma non ero mai riuscita a leggere qualcuno dei suoi lavori, eppure è uno degli scrittori italiani più prolifici, senza che tutto ciò vada a discapito della qualità della sua scrittura.
Così da napoletana, non potevo non partire proprio dal suo ultimo romanzo Il castello dei falchi neri che lo scrittore romagnolo ha ambientato proprio a Napoli nel 1200.
Oderico Grifone, il personaggio chiave da cui parte questa vicenda, è un “reduce” dalle crociate in Terra Santa e torna nel castello della sua famiglia dopo le gesta eroiche compiute al servizio di Federico II di Svevia. Siamo in quello che oggi è il castello baronale di Acerra, nei dintorni di Napoli. La situazione però non è più quella che il cavaliere aveva lasciato alla sua partenza. Qualcuno aveva falsamente diffuso la notizia della sua morte, il padre Aldelmo, nemico dell’Imperatore avido di tasse, è scontroso, la madre Engilberta, ritiratasi nelle stanze del castello dopo la falsa notizia della sua morte, è più stupita che felice per il ritorno del figlio. Inoltre, la sorella Aloisia ha sposato il rampollo di una famiglia corrotta, Rogerio Castagnola, e il fratello Landolfo si è fatto monaco.
Le terre di famiglia, inoltre, non rendono più come prima. I Grifoni sono oberati di debiti e in perenne conflitto con gli amministratori di Federico. Oderico, ha perso anche la sua promessa sposa Fabrissa Acquaviva, promessa sposa del secondo dei Castagnola, Goffredo. Come se non bastasse, Oderico è falsamente accusato di un orrendo delitto che non ha commesso. Ci vorranno tutte le abilità acquisite nella spedizione in Terra Santa, per uscire da questo labirinto nel quale il cavaliere è capitato.
Simoni descrive con perizia le caratteristiche storiche dell’epoca che non hanno trasposizione nei nostri tempi, come il mito della falconeria, sulla quale lo stesso Federico II scrisse un trattato, ma anche le modalità con le quali le istituzioni si rapportavano alle famiglie nobili e al popolo in generale.
Molto interessante anche l’approccio con il quale Simoni mette in luce la convivenza tra religioni diverse, che ebbe proprio nel regno di Federico II una delle prime concrete sperimentazioni.
L’autore descrive bene l’ambientazione del 200 napoletano con una filosofia che porta il lettore a desiderare di percorrere tutti i dettagli della vicenda per scoprire quale intrigo c’è sotto.
È un libro che sarebbe scontato consigliare a chi vive in Campania ed è interessato a tutto ciò che ha questa ambientazione, ma lo consiglio in primis agli amanti delle storie dall’ambientazione medievale. Un buon regista potrebbe tirar fuori un bel film da questo libro. Gli ingredienti ci sono tutti, l’amore, l’appartenenza ai valori e al territorio ma anche elementi mistici e comportamenti assai ambigui che spesso, lungo il racconto, potrebbero portare il lettore a fraintendere, a confondere i buoni e i cattivi.
Tutto questo porta ad un finale per nulla scontato e dai colpi di scena che valgono l’attesa.
Un’attesa che devo dire in realtà è assai breve, considerando che la storia si fa leggere piacevolmente dalla prima all’ultima pagina.
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Buona lettura