Forex, le tendenze per il 2023
Si pensa che il 2023 dovrebbe essere un anno di alta volatilità, ad affermarlo sono gli esperti di iBanFirst, che di seguito fanno il punto sul mercato Forex:
“La volatilità dei cambi ha un impatto diretto sulle condizioni economiche generali e soprattutto sulla catena di approvvigionamento. E gli Stati Uniti potrebbero soffrirne le conseguenze. Con un tale calo dello yen rispetto al dollaro (meno del 14% dal 1° gennaio), ad esempio, produrre in Giappone è ora più economico che produrre negli Stati Uniti, mentre in passato era molto più costoso. Se questa situazione durerà probabilmente porterà a una delocalizzazione degli impianti di produzione in prossimità dei clienti”.
L’evoluzione della liquidità del dollaro è di primaria importanza considerando che operiamo in un mondo basato principalmente sul dollaro. Essa influenza profondamente la direzione dell’economia e degli asset finanziari. Esistono diversi modi per calcolare la liquidità in dollari. Una pratica comune è quella di seguire l’evoluzione della massa monetaria in dollari nelle principali economie.
La liquidità in USD ha raggiunto un livello record nel periodo Covid, con le banche centrali che hanno aperto massicciamente il rubinetto del credito. Ma da allora le cose sono cambiate. Il ritorno dell’inflazione ha costretto le banche centrali ad adottare una politica monetaria più restrittiva.
Persino la Banca del Giappone, che per lungo tempo è rimasta in disparte, ha segnalato questa settimana che potrebbe iniziare ad abbandonare anni di politiche ultra-allentate per affrontare l’inflazione sopra l’obiettivo. Ciò comporta una contrazione della liquidità in dollari. Secondo le nostre stime, è tornata ai livelli raggiunti nel 2015, quando la Cina ha svalutato lo yuan.
Dato che l’inflazione probabilmente non scomparirà da un giorno all’altro, costringendo così le banche centrali a rimanere nel campo dei falchi per un bel po’ di tempo, ci aspettiamo che la contrazione continui almeno nel breve termine (cioè nel primo trimestre o addirittura nel 2° trimestre del 2023).
Dal suo massimo decennale intorno area 114 a fine settembre, l’indice del dollaro sta seguendo una marcata tendenza al ribasso. Se il calo dovesse continuare, sarebbe una buona notizia per l’inizio del 2023. Un dollaro forte è un fattore negativo per l’economia globale. Si ripercuote sui bilanci di tutto il mondo. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, circa la metà dei prestiti transfrontalieri e dei titoli di debito internazionali sono denominati in dollari.
I mercati emergenti sono di solito i più vulnerabili, soprattutto il settore privato delle imprese che tende ad avere alti livelli di debito denominato in dollari. Con l’aumento dei tassi di interesse globali, le condizioni finanziarie si sono notevolmente inasprite per molti paesi. Un dollaro più forte non fa che accentuare queste pressioni, soprattutto per alcuni mercati emergenti che sono già ad alto rischio di sofferenza debitoria.
In meno di tre mesi è cambiata drasticamente anche la narrazione sulla divisa dell’eurozona. Questo è positivo in vista dell’uscita dal 2022. Alla fine di settembre, l’EUR/USD ha toccato il punto più basso degli ultimi 20 anni intorno a 0,95 (il che è coerente con il picco dell’indice del dollaro, ovviamente).
Ora si aggira nell’area tra 1,06 e 1,07. Non è del tutto sorprendente. Quando il posizionamento netto sull’euro è estremo (si veda il grafico sottostante che mostra il posizionamento dei trader FX alla fine di settembre) di solito segue un forte rimbalzo.
In questo caso specifico, il rimbalzo è stato alimentato anche dalla politica monetaria e dai fondamentali migliori del previsto. Nel breve e medio termine, è probabile che il sentimento positivo continui a dominare. Ma la coppia EUR/USD deve accumulare molta energia per superare la zona di 1,0775, che funge da resistenza settimanale. Questo potrebbe essere complicato in assenza di veri e propri movimenti di mercato nelle prossime due settimane.
Per chi volesse fare trading online, il consiglio è di cliccare qui su forex etoro.