L’attenzione ai dettagli di eToro
Ci siamo lasciati la scorsa settimana, parlando della tecnologia blockchain che secondo Assia fondatore e ad di e-Toro, un giorno sostituirà l’infrastruttura alla base dell’intera industria finanziaria.
Tutto ciò considerando che stiamo parlando di un’intera famiglia da sempre attenta ai dettagli che è riuscita a creare qualcosa che non ha eguali. Pensate che eToro vale 3,5 miliardi di dollari, ha raccolto fondi per mezzo miliardo e vanta 32 milioni di utenti iscritti. Solo nel nostro paese sulla piattaforma si muovono 375 milioni di euro.
Famosi anche per l’attenzione sulle acquisizioni delle cripto. Come potete valutare voi stessi sulla piattaforma ufficiale e-toro trading.
Con eToro, infatti, si possono scambiare azioni presenti in 20 mercati internazionali e anche frazioni di quote. Le criptovalute sono 80, l’elite delle oltre 10mila valute digitali censite a giugno 2023.
Ma il founder mette in guardia:
“Tra le 10mila cripto ci sono molte ‘shit coin’. Noi vogliamo assicurare l’acquisto di valute delle quali comprendiamo il funzionamento di base, il perché siano state fondate proprio con quella tecnologia e il loro livello di sicurezza per chi custodisce i token. Il settore può essere davvero pericoloso perché, come tutti sappiamo, non c’è regolazione e dobbiamo essere attenti. Abbiamo costruito un processo rigoroso per selezionare le monete presenti sulla piattaforma, ma questo non vuol dire che le criptovalute presenti su eToro non possano andare a zero all’improvviso…”
L’industria delle criptovalute ha vissuto del resto gli ultimi 2 anni una maratona, con i picchi di tensione raggiunti con il fallimento di Ftx e il faro acceso dalla Sec su Binance e Coinbase.
Assia ricorda:
“Noi abbiamo permesso di negoziare bitcoin nel 2011 e siamo diventati la prima entità regolata a portarli in Europa – Le crisi nel settore hanno aperto per i big del trading delle opportunità di acquisizioni ed eToro – continuerà a guardarsi attorno”.
Ad agosto, ricorda l’ad, la società ha rilevato la piattaforma per il trading di opzioni chiamata Gatsby ma come sepre accade da quando è nata, non si è fermata a questo:
“Abbiamo una forte posizione finanziaria, abbiamo raggiunto la profittabilità e abbiamo un cashflow positivo: eToro ha generato oltre 500 milioni di utili negli ultimi 5/6 anni e solo a febbraio abbiamo chiuso un nuovo round di 250 milioni di euro. Insomma – sottolinea il top manager – abbiamo la potenza di fuoco e le risorse allocate per puntare a nuove acquisizioni. Sempre però con grande attenzione”.
Assia stesso nei prossimi anni scommette, non arriverà dai big del tech che incominciano a strizzare l’occhio al mondo della finanza ma spiega:
“Almeno non per ora. Apple, è vero, ha aperto i suoi conti deposito ma lo ha fatto in partnership con Goldman Sachs. Una big tech non vuole agire direttamente da financial service provider perché ciò implicherebbe l’essere regolati dalle istituzioni finanziarie. Nel mondo Occidentale si resterà così, cosa diversa invece in Asia dove le grandi compagnie tecnologiche sono di fatto già istituti finanziari”.
In Cina, e si pensa subito a Tencent con i pagamenti della sua Wechat, ma anche in Indonesia, aggiunge Assia.
“Le grandi banche qui da noi non spariranno, ne sono certo, ma potranno sfruttare la tecnologia per abilitare nuovi servizi. Chi cercherà nuove forme di investimento o gestione del risparmio continuerà a cercare su Google. O al massimo si trasferirà su ChatGpt”.