Criptovalute, cosa ne pensa Moneyfarm

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Dopo il boom dello scorso anno, dovuto anche in buona parte alla Pandemia da Covid-19, la curiosità degli investitori verso le crypto è cresciuta.

I consulenti finanziari americani che usavano o raccomandavano le criptovalute ai propri clienti nel 2020 erano meno dell’1%. Oggi, da marzo 2021, la Financial Planning Association ha ripetuto l’indagine, scoprendo che quella percentuale era già salita al 14%. È curioso che nel 2020 nessuno dei consulenti intervistati (lo 0%) aveva previsto di incrementare l’utilizzo delle crypto nell’anno successivo, anche se poi, nei fatti, si è verificato proprio questo.

Nel frattempo, che cosa abbia cambiato, la visione dei consulenti non è difficile immaginarlo. Nel 2020 le sorti di mercato del Bitcoin e delle altre criptovalute sono mutate radicalmente, dopo alcuni anni di relativa “stasi”.

Dall’inizio del nuovo rally, l’interesse dei media e degli investitori ha in qualche modo incoraggiato la finanza tradizionale, ciò ha permesso di ampliare le crypto nei propri modelli di business, rafforzando l’idea che l’adozione di queste monete virtuali sia destinata a diventare sempre più convenzionale.

Probabilmente i risparmiatori si chiederanno sempre se è il caso di mettere da parte tutte le diffidenze e inserire un po’ di criptovalute nel portafoglio. Secondo un recente sondaggio di WisdomTree, infatti, il 21% dei risparmiatori italiani assistiti da un consulente intendono includere le criptovalute nei propri portafogli, anche al di fuori dal rapporto con l’advisor. E per il 94% dei consulenti italiani quello delle crypto è già stato un argomento di confronto con i clienti.

La visione dei professionisti sull’eventuale ruolo delle criptovalute in portafoglio continua ad essere molto variegata. La visione sulle criptovalute degli esperti è piuttosto diversa. C’è chi si divide fra una visione più aperturista e fra una più tradizionale.

Moneyfarm non ritiene opportuno inserire gli asset digitali, Rossignoli ha affermato in merito:

“…in un portafoglio bilanciato tradizionale anche se questo non significa che investire in questi asset non abbia senso in assoluto. – è qualcosa che dovrebbe avvenire – con il giusto grado di prudenza, di conoscenza, e di un supporto professionale, nel caso l’investitore non sia del mestiere”.

Per il portfolio manager di Moneyfarm, l’ingresso di:

“molti investitori istituzionali nel business delle criptovalute indica che non si tratta di un fenomeno passeggero e che queste monete sono qui per restare. Infatti, più l’interesse di grossi investitori istituzionali si allarga agli asset digitali, meno sarà probabile che l’azione politica possa muoversi in maniera fortemente contraria”, dunque, repressiva.

Anche se al momento non fanno parte dei portafogli Moneyfarm, Rossignoli ritiene giusto che la società:

“si adoperi per valutare le possibilità offerte dalle criptovalute in ottica di consulenza patrimoniale. – Tuttavia, ha aggiunto – gli investitori retail devono maneggiare con cura le criptovalute e in un contesto di consulenza finanziaria: non sono adatte a tutti e non vanno bene per tutti in egual misura”.

Resta il fatto che il rischio dell’investimento in questi prodotti va oltre la sola volatilità, perché in molti casi è emerso il problema delle truffe.

Anche solo per questo motivo riteniamo che un consulente finanziario debba essere adeguatamente informato su questo mondo, in modo tale da poter guidare i clienti verso forme di investimento senza ulteriori rischi.

Affidarsi a dei professionisti accreditati, resta sempre il primo importante passo.

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