Cosa abbiamo sbagliato durante la Pandemia

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“Tante cose”

Questa è sicuramente la prima risposta che è balenata nella vostra mente appena avete letto il titolo di questo articolo e tante cose ancora le stiamo sbagliando. Come non è affatto vero il fatto che ne usciremo tutti migliori, considerando che sono ancora tanti, soprattutto in Italia, coloro che continuano ad uscire di casa nonostante siano positivi, rovinando tante persone attorno a loro.

Dopo le prime segnalazioni dell’epidemia di Covid-19 a Wuhan nel gennaio 2020, ci sono stati tanti errori e ritardi nella valutazione del rischio di diffusione globale. È quanto afferma un rapporto redatto da una commissione di esperti che però sottolinea anche la scarsa incisività di azione dell’OMS.

L’Organizzazione mondiale della Sanità è stata troppo cauta nel comunicare i rischi del Covid-19 all’inizio del 2020, secondo la prima grande indagine sulla risposta globale alla pandemia. Se fosse stata più audace e se le nazioni avessero ascoltato le sue indicazioni, la pandemia avrebbe potuto essere contenuta, dicono gli autori del rapporto.

L’anno scorso, durante l’annuale Assemblea mondiale della sanità, i paesi hanno chiesto all’OMS di avviare una revisione indipendente su come si è sviluppata la crisi di Covid-19, in modo da poter trarre lezioni per il futuro. Il rapporto risultante, pubblicato il 12 maggio, è stato elaborato da un gruppo di 13 esperti di salute globale in parte nominati dall’OMS, ma indipendenti da essa.

La lunga indagine ha concluso che nel febbraio 2020 il devastante risultato della pandemia avrebbe potuto avere un impatto notevolmente ridotto, se i paesi avessero agito rapidamente per limitare la diffusione del virus.

L’inchiesta prosegue elencando le azioni concrete che potrebbero aiutare a prevenire un destino simile se emergesse un altro agente patogeno con potenziale pandemico e delinea un piano per permettere ai vaccini di raggiungere il più presto possibile i paesi a basso e medio reddito, per porre fine alla crisi attuale.

Il membro del comitato Joanne Liu, specialista in emergenze sanitarie della McGill University di Montreal, Canada spiega:

“La realtà è che siamo ancora nel bel mezzo della crisi”

Il comitato fa alcune raccomandazioni, tra cui la creazione di un consiglio di leader mondiali dedicato alla lotta contro le pandemie, dice Stephen Morrison, direttore di politica sanitaria globale presso il Center for strategic and international studies di Washington DC.

“Stanno cercando di afferrare un momento che tutti sanno passerà abbastanza velocemente”

L’OMS ha dichiarato l’allarme per un “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale“, o PHEIC, il 30 gennaio 2020. Avrebbe dovuto farlo circa una settimana prima, ha concluso il comitato indipendente in un rapporto preliminare. Ma nel suo riassunto finale dell’indagine, il panel pone maggiore enfasi su ciò che è successo tra quell’allarme e quando l’OMS ha chiamato la crisi una pandemia l’11 marzo.

A differenza di dicembre 2019 e gennaio 2020, a febbraio, il pericolo che il coronavirus SARS-CoV-2 si diffondesse a livello globale era ben noto e il suo tributo avrebbe potuto essere limitato da strategie nazionali di contenimento.

A questo ritardo si sono aggiunti poi quelli dei governi delle singole Nazioni che hanno scelto di chiudere le frontiere troppo tardi o che hanno addirittura preso il problema sottogamba.

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