Cinquanta sfumature di Grigio
Parto con il premettere che non si tratta proprio del mio genere, ma la scorsa estate, mentre ero intenta a curare l’abbronzatura, reduce dalla lettura di SOPRAVVISSUTO The martian, notavo un certo sguardo attento sotto l’ombrellone di fianco.
Mi sporgo e scopro che la mia vicina era intenta a leggere Cinquanta sfumature di Nero, il secondo di una trilogia che – sono onesta – ho sempre snobbato, soprattutto dopo aver visto il film di Cinquanta sfumature di Grigio, l’adattamento cinematografico del 2015 diretto da Sam Taylor-Johnson, con protagonisti Jamie Dornan e Dakota Johnson.
Come per tante cose nella vita, il mio modo di “criticare” qualcosa che sia essa un’opera letteraria o no è cambiato e ora sento maggiormente, la necessità di fare un’esperienza approfondita prima di poter dare una critica sincera e soprattutto costruttiva.
Ho deciso così di dare una chance al libro e ho iniziato a leggerlo – comunque non con poche remore – provando a non pensare agli attori e al modo in cui avevano recitato. Il primo dettaglio che mi è saltato agli occhi però, è stato quasi inevitabile, i personaggi principali, Christian Grey e Anastasia Steele, mi comparivano meno inamidati e più realistici di quelli visti sul grande schermo, ciò mi ha reso la seconda molto più simpatica del previsto.
Certo la risolutezza che viene attribuita al personaggio di Grey devo ammettere che non è piacevole anzi è irritante. Sembra tanto che quella sicurezza che gli si vuole attribuire ad ogni costo, con il relativo controllo di qualsiasi cosa abbia a che fare con lui, nasconda in realtà una totale mancanza d’educazione. Certo solo molto in seguito si inizierà a comprendere qualcosa in merito.
Un libro che non consiglio a chi è al di sotto dei 25 anni, per il semplice fatto che la giovane età può facilmente portare ad un’errata consapevolezza, nel paragonare il potere ad un tipo di comportamento che per quanto crudele affascina. Come se l’aver raggiunto un certo status economico permetta un determinato tipo di atteggiamento nei confronti del corpo femminile.
Questa è la sensazione che da questo libro, in quanto la storia personale dell’avvenente imprenditore è messa molto in sottofondo. Inoltre, il rapporto che Anastasia ha con il suo corpo e con le sensazioni iniziali che la ragazza prova, sono essenzialmente frutto di tanta fantasia da parte dell’autrice, non trovando alcun tipo di riscontro nella realtà.
Reputo quindi che un’adolescente potrebbe fraintendere o prendere per vedere certe sensazioni e scontrarsi pesantemente con la realtà, nel momento in cui, spinti da curiosità provassero ad imitare.
Alla fine, ciò che salva i nostri protagonisti (nel libro) è l’ironia e la cultura, entrambi hanno studiato molto, Ana ad esempio è amante della letteratura inglese e Grey ha studiato pianoforte e non solo già dall’età di 6 anni.
C’è molta storia personale, conosciamo bene i protagonisti, attraverso il loro quotidiano e questo senza ombra di dubbio ce li fa apprezzare ma non mi sento di condividere il commento di The Guardian:
“Quello che ogni donna vuole. Ovviamente”
Il finale lo reputo giusto, non si può pretendere di voler cambiare una persona è inevitabile che si vada incontro alla sofferenza.
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