DPCM, proviamo a fare chiarezza

Condividi

La situazione di scompiglio creata dalla Pandemia da Covid 19 e le relative decisioni frenetiche che i governatori e non solo, si trovano a dover prendere per evitare il diffondere del virus, mette tutti in difficoltà. Tante sono le domande che ci facciamo, su cosa possiamo e non possiamo fare. Proviamo quindi oggi a fare chiarezza.

Fermo restando che ci sono dei punti che sono una costanza che dobbiamo mantenere, come la distanza di sicurezza che nel caso in cui sia impossibile da misurare, una volta inforcata la mascherina e correttamente indossata, possiamo tranquillamente svolgere la nostra vita. Stando attenti ad igienizzare costantemente le mani, senza toccarci occhi e orecchie.

Nella notte di sabato 17, vertice Governo-Regioni sulle nuove misure anti-contagio, fermo restando che le Regioni a loro volta possono prendere decisioni più restrittive, come già sta facendo in questi giorni De Luca.

Chiusura anticipata di bar e ristoranti e massimo 6 persone per tavolo, blocco degli sport da contatto a tutti i livelli, limitazioni per palestre e piscine, inizio delle lezioni alle 11 per gli studenti delle scuole superiori, smart working al 75%, abbassamento della capienza consentita del trasporto pubblico.

Queste sono le misure per limitare i contagi da Covid-19 che il governo sta valutando in queste ore con i governatori e su cui ha chiesto ieri il parere del Comitato tecnico scientifico. Obiettivo è arrivare a una linea univoca su tutto il territorio espressa nel nuovo Dpcm, che fra le varie cose confermerà l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e al chiuso.

Con un’intenzione dichiarata da parte del govero, lasciare aperte le scuole e non intervenire sulle attività produttive, senza porre limitazioni nuove a negozi, parrucchieri e centri estetici. Come invece si andava vociferando nella giornata di ieri.

La linea dell’esecutivo punta a una stretta delle attività ritenute «non essenziali», proprio per non incidere su lavoro e didattica. Proviamo ad andare per punti:

Il coprifuoco

La limitazione agli spostamenti dei cittadini divide il governo e alla fine sembra escluso sia prevista nel nuovo Dpcm. Rimane infatti in vigore il divieto di sostare di fronte ai locali pubblici oltre le 21:00 e questo viene ritenuto al momento sufficiente per impedire gli assembramenti. Un’eventuale restrizione prevederebbe la possibilità di uscire oltre l’orario consentito solo per «comprovate esigenze» quindi lavoro o motivi di urgenza, con l’autocertificazione.

Bar e ristoranti

Attualmente la chiusura è prevista alle 24:00. La discussione di queste ore mira ad anticiparla alle 23:00 o alle 22:00. Una misura che però come è logico pensare, penalizzerebbe in maniera pesante le attività. Un orario così stretto costringerebbe infatti i gestori a garantire la presenza del personale di cucina e di sala a fronte di minori introiti. Se solo provate a pensare che tante sono le persone che prima delle 21:00 non smettono di lavorare, difficilmente qualcuno potrebbe usufruire del servizio di un ristorante, con la chiusura alle 22:00 e questo comporterebbe perdite ingenti.

Nel decreto potrebbe entrare anche una limitazione di 6 posti per tavolo. Il Cts ha sollecitato maggiori controlli sull’osservanza dei protocolli con distanziamento e obbligo di mascherina quando non si sta seduti al tavolo. Con chiusura immediata di quei locali che violano le regole. Il Dpcm in vigore impone la chiusura alle 21:00 nei locali dove non è previsto il consumo al tavolo. Consente invece la consegna a domicilio.

Il calcetto

Calcetto, basket e gli altri sport da contatto sono ora vietati a livello amatoriale e con il nuovo decreto la misura riguarderà anche le associazioni e le società dilettantistiche, comprese dunque le scuole per bambini e ragazzi.

Le palestre

Anche su questo settore una decisione definitiva non è stata ancora presa. Tra i quesiti posti dal ministro della Salute Roberto Speranza al Cts c’è la chiusura di palestre e piscine e si sta valutando se il rigoroso rispetto delle linee guida sia sufficiente, almeno per ora, a consentire lo svolgimento delle attività.

Smart working

La decisione è presa: il 75% dei lavoratori dovrà rimanere in smart working. Una misura che mira a limitare i contatti all’interno degli uffici, ma anche a ridurre le presenze sui mezzi pubblici. Si tratta di un provvedimento che riguarda i dipendenti pubblici, ma potrà essere adottato anche nel settore privato con accordi mirati. Il Cts ha espresso parere favorevole e anche i governatori hanno espresso il proprio consenso.

La scuola

Il governo esclude la chiusura delle scuole e appare determinato a respingere anche la proposta di alcuni governatori di imporre la didattica a distanza per gli studenti del liceo. Una linea che trova d’accordo il Cts, gli esperti sono infatti convinti che il pericolo di contagio sia più alto se i ragazzi sono in giro, anziché a scuola. Per questo si sta valutando di scaglionare gli ingressi con entrata per i liceali alle 11:00.

Condividi