Il Covid è veramente solo un problema del sistema respiratorio?

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Quello che molti ancora non hanno compreso è che il Covid-19 concepito dal principio come una malattia del sistema respiratorio, era già nei primi mesi della pandemia compreso da medici e ricercatori come veicolo per le infezioni che potessero colpire anche altri organi.

Alla SARS-CoV-2 possono associarsi, in una percentuale bassa ma significativa di pazienti, a disturbi anche di tipo neurologico. Una rapida revisione degli studi pubblicati alla fine di maggio 2020 su Covid-19 e sistema nervoso elencava, fra i sintomi osservati fino ad allora, perdita del gusto e dell’olfatto, stato di coscienza alterato, convulsioni, agitazione psicomotoria, paralisi flaccida acuta e altri segnali clinici indicativi di un’infiammazione o di una lesione al cervello.

Arrivati a questo punto del nostro articolo che vuole essere un’approfondimenti a seguito di una ricerca approfondita, molti si chiederanno, con giusta ragione, se i pazienti che hanno avuto danni al sistema nervoso avevano contratto l’infezione in forma grave o meno grave.

Quello che non sapete, se non siete mai stati ricoverati a causa della Pandemia è che il Covid-19 in forma lieve può dare problemi al sistema nervoso anche se le complicazioni a carico del sistema nervoso erano state osservate inizialmente nei casi più gravi.

Il primo a dimostrarlo fu lo studio cinese che aveva seguito 214 pazienti ricoverati fra gennaio e febbraio 2020 allo Union Hospital di Wuhan. Gli autori della revisionesulle conoscenze in merito, avevano notato che nei sintomi di Covid-19 più comuni – che potevano manifestarsi anche nelle infezioni asintomatiche – rientravano proprio 2 disturbi neurologici, cioè la perdita del gusto e dell’olfatto. Un aspetto, ormai lo sappiamo da tanto, è caratteristico di questa malattia.

Capire se SARS-CoV-2 avesse conseguenze durature sul sistema nervoso anche nei pazienti con sintomi leggeri o con pochi sintomi (paucisintomatici) o del tutto asintomatici non è stato facile, perché molti degli studi iniziali si sono concentrati sui pazienti ospedalizzati. Quindi gravi. Ma uno studio pubblicato di recente su Nature ha dimostrato che cambiamenti nella struttura e nelle funzioni del cervello potrebbero verificarsi anche in seguito a una forma lieve di Covid-19.

A seguito di uno studio inglese poi, il quale ha analizzato le scansioni cerebrali di circa 400 persone prima e dopo essere risultate positive a Covid-19 e le ha confrontate con quelle di un gruppo di partecipanti alla ricerca che non avevano mai contratto la malattia.

L’analisi ha rilevato che le tracce dell’infezione si osservavano principalmente a carico delle aree del cervello che sono coinvolte nella percezione olfattiva e addirittura, nella memoria, in cui lo spessore della corteccia – cioè lo strato più esterno del cervello – risultava diminuito di un valore compreso fra lo 0.2% e il 2%.

Il dato interessante è che, anche dopo aver escluso dall’analisi chi era stato ricoverato in ospedale durante l’infezione, si continuava a osservare un calo modesto ma significativo della quantità di materia grigia e di alcune prestazioni cognitive nel gruppo dei positivi a Covid-19.

Ovvio che a seguito di tale indagine, non c’è comunque da allarmarsi, soprattutto se non ci sono stati sintomi. Le percentuali calcolate dai ricercatori sono il risultato di una media, non tutti i componenti del gruppo Covid-19 mostravano una diminuzione dello spessore della corteccia del 2% e in qualche caso non si osservavano cambiamenti.

I partecipanti, inoltre, avevano un’età compresa fra 51 e 81 anni e si erano ammalati fra marzo 2020 e aprile 2021, perciò non possiamo sapere se questi risultati siano generalizzabili anche a persone più giovani o a chi è stato contagiato dalla variante Omicron.

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