Vaccini – il punto di questa settimana

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La campagna vaccinale per sconfiggere il Covid-19 anche la settimana scorsa è andata avanti fra alti e bassi.

I bassi ce li mettono le insicurezze, dovute al fatto che i vaccini che nel mondo si stanno somministrando hanno superato gran parte dei test ma in realtà sulla lunga durata, abbiamo ancora molte domande a cui rispondere.

In alcuni Paesi europei la campagna vaccinale ha messo veramente il turbo. Il record è della Germania che questa settimana ha più che triplicato le dosi somministrate giornalmente, superando quota 700mila. Un cambio di passo aiutato dai medici di base, ora coinvolti nella somministrazione dei sieri.

Ka Francia ha superato il tetto delle 500mila fiale inoculate in un giorno. Lo ha twittato trionfalmente ieri il ministro della Salute, Olivier Veran, ricordando le 437mila dosi di giovedì, un balzo di ben 70mila in 24 ore.

Anche la Spagna sta cambiando marcia, dalle 277mila fiale di martedì è passata in 3 giorni a oltre 450mila. Per questa accelerazione 10 ospedali sono stati adibiti a centri vaccinali e così pure, da ieri, il mega palazzetto dello Sport della capitale.

Per quanto fondamentale, non basta certo poter contare su una macchina distributiva efficiente per proseguire veloci verso l’immunità di gregge. Per esempio, la decisione di Parigi di dare un richiamo con un vaccino diverso agli under 55 che hanno già ricevuto la prima dose di AstraZeneca sta alimentando timori in Francia dopo che anche il capo dell’Oms ha ammesso che:

«non ci sono dati disponibili per raccomandarlo».

Ma il problema più grande è la ridotta disponibilità di dosi che accomuna i Paesi europei. Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi osserva:

«L’Italia ne ha ricevute 15,3 milioni, ne restano 3 milioni stoccate, la Germania ne aveva avuto circa 5 milioni in più ma è più popolosa: con questi ritmi in 7-10 giorni si esauriranno»

Con i tagli ai rifornimenti di AstraZeneca, i rinvii di Johnson & Johnson, in quanto la somministrazione di quest’ultimo nei Paesi Ue non è ancora partita, i primi rifornimenti, ridotti, sono previsti entro fine mese e le consegne esigue di Pfizer, l’accelerazione delle vaccinazioni appare

«un bell’esercizio dimostrativo che si scontra con il tetto della disponibilità».

Ci sono Paesi che hanno lavorato meglio dell’Italia sulle età e sono riusciti a mettere in sicurezza prima le fasce più deboli della popolazione:

«Prendiamo la Francia. Come l’Italia ha vaccinato circa i due terzi degli ultraottantenni, ma sulla decade dei settantenni sono in netto vantaggio: loro sono al 50 per cento, noi al 17»

Per rimediare alle carenze di scorte, la Germania ha aperto nei giorni scorsi al vaccino russo Sputnik V, ancora in attesa di ricevere il via libera dell’Ema. Ma considerata la scarsa capacità produttiva per questo siero e anche quanto successo alle forniture inviate in Slovacchia, cioè la composizione del vaccino era diversa dal previsto, almeno questo secondo Bratislava, la soluzione per il futuro dovrebbe stare altrove. Ieri si è appreso che la Commissione europea è pronta all’acquisto di altri 1,8 miliardi di dosi di un solo vaccino, prodotto per lo più in Europa, da distribuire dal prossimo anno.

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