Il Convento del Diavolo, romanzo storico di Carmine Leo

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Dalla penna del Prof. Carmine Leo arriva il romanzo storico che aspettavamo da un po’.

Un romanzo che vuole essere un riscatto per il territorio e per i Cittadini di Sant’Angelo a Scala, forte del fatto che la sua terra ha tanto da offrire, grazie alle ricchezze artistiche, culturali, sociali e ambientali che spera, possano essere in futuro un sicuro volano per un’economia attrattiva verso i turisti.

Il Convento del Diavolo parte da quella che viene soprannominata “Una Piccola Pompei” nel cuore del Partenio, riferendosi ai ruderi del Convento di Maria Incoronata, situato al centro dell’omonimo pianoro, a oltre 1000 metri s.l.m. e impreziosito dalla bellezza naturalistica della fiorente faggeta circostante, nel comune di Sant’Angelo a Scala in Irpinia.

Di questo convento, oggi, restano solo alcune “pietre” che raccontano al viandante o al visitatore che si arrampica sin lassù, la storia dell’importanza che ebbe e della soppressione e distruzione ad opera dei francesi di Giuseppe Bonaparte, nel 1806, per aver dato ospitalità al brigante “Fra Diavolo”, al secolo Michele Arcangelo Pezza, “Duca di Cassano” e patriottico colonnello dell’esercito borbonico del re di Napoli, Ferdinando.

La drammatica storia raccontata nel romanzo, oltre ad esaltare l’umanità, l’orgoglio dell’appartenenza, la coerenza e il coraggio dei personaggi, risalta anche la bellezza e le potenzialità di sviluppo di quei luoghi, territori ricchi di tesori naturalistici ed artistici, troppo spesso dimenticati e perduti.

Le pietre del Convento dei Monaci Camaldolesi dell’Incoronata, in queste pagine parlano al Professore, come in un sogno e raccontano una storia in cui s’intrecciano verità e immaginazione.

Questo racconto, dalla prima all’ultima pagina, si augura di scuotere l’orgoglio della popolazione dell’Irpinia, ricordando che tanto potrebbe nascere sul fronte turistico, se meglio si sfruttassero la natura vigorosa e selvaggia e i borghi incastonati nelle dure rocce di monti irpini.

Come il prefetto di Roma, Matteo Piantadosi nella sua prefazione ricorda:

“Un connubio di bellezze artistiche e naturali che si riflette nella ricchezza di valori che animano una terra che trasuda generosità e orgoglio, e che mostra ogni giorno, su di sé, i segni di un passato che ha saputo infondere nella sua gente energica tempra ed esemplare spirito identitario.”

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