Vaccini, per quanto tempo si resta immuni

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Una domanda che ad alcuni non è ancora venuta in mente, mentre ad altri è entrata come un tarlo, riguarda l’immunità del vaccino al Covid-19.

Per quanto tempo, dopo la seconda dose, si resta immuni? La paura di molti è che dopo la seconda dose, nel giro di un anno saremo costretti a tornare a ricorrere al vaccino.

Quali sono tutti i dubbi e le risposte che il mondo della scienza ci sta dando? Abbiamo provato a racchiuderli qui, in questo articolo.

Alberto Mantovani, Direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e professore emerito all’Humanitas University, era fra le 500 persone che domenica 10, hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti Sars-CoV-2 nella struttura, dove si sta vaccinando il personale medico. In merito ha dichiarato al Corriere della Sera:

“Ora cominciamo ad avere i vaccini efficaci, ma non basta occorre ancora tanta ricerca per capire come funzionano sul campo e per realizzarla c’è bisogno di risorse adesso. Questi nuovi vaccini sono il frutto di ricerche che erano già in corso. Quello di BioNTech-Pfizer, per esempio, è il risultato di studi che avevano come scopo quello di trovare nuove armi contro il cancro. E i vaccini con Adenovirus, quello di AstraZeneca e quello italiano di Reithera hanno alla base una tecnologia sperimentata da tempo. Ora si aspettano nuovi dati sul vaccino di AstraZeneca che ha avuto qualche problema. I primi dati sul vaccino italiano dicono che è sicuro: resta da dimostrare l’efficacia, ma non sarà disponibile prima dell’estate. – L’importante, però, è avere più vaccini a disposizione spiega il Direttore – perché da questo sembra discendere la possibilità di arrivare alla cosiddetta ‘immunità di gregge. È una corsa contro il tempo con il virus che si diffonde sempre di più con le sue varianti e con i vaccini che gli stanno alle costole”.

Ma con molta onestà aggiunge l’immunità di gregge non è facile perché:

“…non sappiamo quanto dura l’immunità. I dati suggeriscono che la malattia ‘naturale’ dia una protezione per quasi un anno. Il vaccino Oxford-AstraZeneca la dà a 6 mesi. Ma di fianco ai dati c’è la ragionevole speranza che i vaccini forniscano una protezione per almeno 2 anni”.

Su oltre un milione e ottocentomila vaccinati finora con il vaccino BionTHtech-Pfizer, il risultato fino ad ora ha visto che:

“ci sono state 21 reazioni allergiche di una certa gravità (compresi gli shock anafilattici), ma tutte tenute sotto controllo”

Mentre rispetto ai pazienti con malattie autoimmuni le più autorevoli società scientifiche, che si occupano di queste malattie:

“dicono che il vaccino va fatto e non aggrava la malattia”

Per quanto riguarda le donne in gravidanza:

“al momento non ci sono dati”

Ma la casa farmaceutica Pfizer che ha lavorato con l’azienda tedesca BioNTech, lascia aperte molte domande. Si potrà capire chi fa parte del 10% non protetto? Visto che il vaccino funziona al 90%.

Come bisognerà comportarsi se l’immunità non riuscirà a essere sterilizzante, se cioè mitigherà i sintomi ma lascerà gli infetti capaci di contagiare? Perché avremo bisogno di più di un vaccino?

A guidarci nelle risposte è stato nei giorni scorsi Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Le risposte a queste domande le trovate QUI all’articolo in uscita questa sera.

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