Passaporto vaccinale – gli ultimi dibattiti

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Uno dei dilemmi che continua ad affliggere gli amanti dei viaggi, riguarda il Passaporto Sanitario, legato al vaccino contro il Covid-19. Le tesi, i dubbi e i dialoghi in merito sono ancora tanti e vari, in tutto il mondo. Per questo, almeno ogni mese, rilasceremo una Guida Viaggio su quelle che sono le ultime novità in merito.

Recentemente, il presidente dell’esecutivo UE, Kyriakos Mitsotakis ha chiesto all’Unione europea di adottare un passaporto dei vaccini, ma non tutti gli Stati sono concordi in merito.

Giovedì scorso c’è stato un nuovo vertice in videoconferenza sulla lotta contro la pandemia di Covid-19. L’argomento è un tema politicamente delicato e porta i semi di nuovi dibattiti tra gli europei. Tuttavia, i 27 Stati membri sicuramente non hanno potuto evitare del tutto la questione, alla ricerca di un punto d’incontro sulla questione del passaporto vaccinale durante la riunione in videoconferenza dei loro capi di Stato e di governo prevista lo scorso giovedì 21 gennaio.

Nella misura in cui le campagne di vaccinazione contro il Covid-19 sono ancora agli inizi e in questa fase, non si sa ancora fino a che punto il vaccino limiti il contagio, dovrebbero rimandare i capitoli più accesi della discussione a una data successiva.

Come sapete ormai, la Commissione europea sta lavorando su questa idea da diverse settimane, ma martedì 12 gennaio il primo ministro greco ha deciso di portare il dibattito nell’arena pubblica. In una lettera a Ursula von der Leyen, il presidente dell’esecutivo UE, Kyriakos Mitsotakis ha chiesto all’Unione europea (UE) di adottare un certificato di vaccinazione che sia standardizzato.

Il leader conservatore ha specificato:

“Le persone vaccinate dovrebbero essere libere di viaggiare. Per paesi come la Grecia, che dipendono dal turismo, è imperativo che questo problema sia risolto prima della stagione estiva.”

L’aumento delle infezioni in alcuni paesi e la diffusione delle varianti, come abbiamo potuto vedere, comporta ulteriori restrizioni alle frontiere interne dell’UE. Questo ha portato Atene a non essere la sola a sostenere l’introduzione di un tale certificato.

La sua iniziativa ha già ricevuto l’appoggio, più o meno esplicito, di diversi stati, in particolare quelli le cui economie sono fortemente orientate al turismo, come la Spagna, Malta e il Portogallo. Ma non solo, anche la Danimarca e la Polonia, che hanno già iniziato a rilasciare passaporti vaccinali ai loro cittadini, sono molto favorevoli.

Ma come era supponibile, anche la proposta di Kyriakos Mitsotakis affronta una forte opposizione.

In Romania, il presidente Klaus Iohannis, non pensa che sia una buona idea perché, a suo dire, dividerebbe la popolazione europea in due.

In Francia, Clément Beaune, segretario di Stato per gli affari europei, ha espresso il 17 gennaio le sue riserve in merito:

“È un dibattito che non ha posto e sarebbe inquietante, mentre questa campagna di vaccinazione inizia ovunque in Europa, se ci fossero più diritti per alcuni che per altri. Quando l’accesso al vaccino sarà generalizzato, sarà un argomento diverso”

Emmanuel Macron è consapevole che il tema del certificato vaccinale è ad alto rischio politico, mentre in contemporanea i francesi non vogliono sentire parlare di nulla che in un modo o nell’altro, possa essere assimilato a un obbligo di vaccinazione. Il presidente lo ha sperimentato quando, nel dicembre 2020, il governo ha presentato un disegno di legge che prevedeva la possibilità di subordinare alcuni vincoli e limitazioni alla somministrazione di un vaccino: di fronte alle polemiche scatenate dal testo, l’esame del disegno di legge è stato rinviato.

Allo stato attuale dei fatti, ancora non vi sono notizie ufficiali in merito ma siamo sicuri che nei prossimi mesi, con l’avvicinarsi delle vacanze estive, saranno sempre di più coloro che chiedono una risposta in merito. Una risposta che non limiti l’economia e che allo stesso tempo impedisca la diffusione del virus.

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