Amazon, il rapporto con l’Italia

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Sentiamo spesso parlare di nuove sedi e di nuove aperture, con le relative critiche o i relativi entusiasmi, in base alle posizioni di pensiero. Ma come stanno le cose veramente? Perché Amazon, si prodiga per aprire nuove sedi in Italia, lo stivale da cui tanti imprenditori in realtà stanno scappando.

La crescita del colosso Amazon sta aumentando ed è fresca la notizia che in Italia porterà il suo quarto centro a breve. Nello specifico a Torrazza Piemonte in provincia di Torino, che dovrebbe essere operativo a partire dall’estate 2019.

Si parla di 150 milioni di investimento e 1200 posti di lavoro entro il 2022.

Sembra passato veramente un secolo da quando Amazon è entrato nella vita degli italiani, nel novembre del 2010, ben 8 anni e mezzo fa. Da allora Jeff Bezos ha spopolato nel Paese con nuovi centri di distribuzione e smistamento, sedi e data center.

Nello specifico la società afferma di aver investito in tutto 1 miliardo e 600 milioni di euro, creando 5500 posti di lavoro. Fisicamente ha messo piede in Italia già nel 2011, inaugurando il centro di distribuzione di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. È il primo polo logistico, un gigante in provincia da 25mila metri quadri. Il primo, anche, ad aver visto uno sciopero generale dei suoi dipendenti iscritti ai sindacati, nel 2017 e in un giorno non certo come gli altri: il Black Friday, quando cioè gli sconti fanno impennare le ordinazioni.

Il secondo centro, risale al 2015, a Milano. Serve nello specifico i clienti di Amazon Prime Now, con consegne veloci per gli abbonati. Aprono altri due centri di distribuzione a Passo Cortese in provincia di Rieti, con un investimento da 150 milioni e a Vercelli, dove l’investimento è di 65 milioni.

A pieno regime lo sarà entro il prossimo anno, Amazon prevede di creare 1200 posti nel sito laziale e 600 in quello piemontese.

Obiettivo, spiega il gruppo:

“Supportare ulteriormente il costante incremento della domanda dei clienti e gestire la rapida crescita dei prodotti disponibili sul catalogo”.

Nei capannoni piemontesi arriverà la tecnologia di Amazon Robotics, con cui gli articoli saranno mossi anche da pedane-robot. Somigliano a versioni extra-large di quegli aspirapolvere che si aggirano automaticamente.

Svariate sono le motivazioni per cui ciò accade, pochi sanno infatti che a capo di Amazon in Italia e Spagna c’era in origine un francese, Francois Nuyts. Al momento della successione, il gruppo ha scelto un’italiana, Mariangela Marseglia, in Amazon dal 2010. In un’intervista a Forbes di novembre, ha spiegato che gli investimenti in Italia continueranno, esclamando:

“Anzi, stanno accelerando, perché dobbiamo seguire la crescita del mercato locale e della penetrazione del digitale”.

Attualmente il gruppo continua ad esplorare i mercati con le maggiori potenzialità. L’Italia pur essendo un Paese del G7, è tra gli ultimi Stati Ocse per quota di popolazione che accede a internet, fa acquisti o vende online. Siamo più vicini a Grecia, Cile, Ungheria e Polonia che non a Francia, Germania o Regno Unito.

Dal punto di vista digitale, l’Italia è quindi un Paese ancora in via di sviluppo. In ritardo, ma con grandi potenzialità di crescita.

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