Dieci piccoli indiani

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Un libro che con l’andar del tempo mi è stato suggerito a più riprese da amiche e che ad un certo punto ho deciso che dovevo assolutamente leggere.

Ora che l’ho fatto, le capisco e vi dirò a mia volta, che si tratta di un libro che dovete assolutamente leggere.

Vi ricordo che questa che vi state apprestando a leggere è solo una mia recensione, con qualche dettaglio in più che non vi svelerà assolutamente nulla sull’opera e sulla sua conclusione.

Prima di tutto ci tengo a raccontarvi quello che ho scoperto sul titolo di una delle opere più fortunate di Agatha Christie, Ten Little Niggers tradotto in Dieci piccoli negretti. Nelle traduzioni successive dalla fine degli anni ’40 venne aggiunto il sottotitolo …e poi non rimase nessuno. Dagli anni ’80 in titolo venne, diciamo così “corretto” in Dieci piccoli indiani, come noi oggi lo conosciamo.

Il perché è facilmente intuibile, nel XVII secolo Nigger era una parola comune, una semplice variante di Negro, ma a partire dal 1825 gli abolizionisti americani rifiutarono quella parola, sostenendo che era un termine sprezzante per indicare la popolazione di razza nera. Di sicuro nel nostro secolo, questa parola ha un significato dispregiativo, per cui molti si sorpresero che Agatha Christie l’avesse usata nel titolo di uno dei suoi romanzi preferiti.

Qualcuno all’epoca fece notare che all’interno del libro, praticamente a partire dalle prime 20 pagine vi è una filastrocca per bambini che al suo interno contiene la parola Niggers.

Dieci piccoli indiani è una canzone statunitense, scritta nel 1868 da Septimus Winner in lingua inglese e pubblicata inizialmente, appunto come Ten Little Niggers. Ma questo non placò le manifestazioni che gli esponenti del comitato antirazziale misero in atto mentre in teatro a Birminghan il 3 ottobre del 1966 andava in scena la commedia basata proprio su questo romanzo.

Alla fine, nel 1977 in Giallo Cinema, una collana che pubblicava famosi romanzi da cui erano stati tratti altrettanti famosi film, il libro esce con il titolo Dieci piccoli indiani, così come noi oggi lo conosciamo.

Per quanto riguarda la storia, il modo in cui è stata sviluppata e tutto il contorno, vi assicuro che si tratta di un susseguirsi di colpi di scena. La Christie mette il suo lettore nelle condizioni di sentirsi in trappola insieme ai suoi personaggi. Ci lascia vivere le loro ansie, le loro sensazioni e ci da ogni tanto qua e là quella suspence che il suo coetaneo britannico Sir Alfred Joseph Hitchcock ha poi portato al cinema, con elementi che dovrebbero aiutare il lettore.

Lo spettatore fino alla fine rimane letteralmente incollato alle pagine e più si avvicina alla fine del romanzo e più è scosso, non sa che pesci prendere e quando alla fine si scopre l’architetto di questo campo di mine, lo stupore è assicurato.

Un libro che consiglio, che sia in estate sotto l’ombrellone o sul comodino nelle sere d’autunno, è una storia che tutti gli amanti del giallo e non solo dovrebbero leggere prima o poi nella vita. Anche perché si tratta di un libro che si lascia leggere molto piacevolmente.

 

La foto che trovate collegata a questa recensione è di un libro stampato nel 1988 e al quale ho deciso di ridare nuova vita prendendolo nella mia collezione personale.

Vi lascio qui il link per acquistare Dieci piccoli indiani su Amazon.

 

Buona lettura

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