Le Sette Opere di Misericordia di Caravaggio

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L’opera di Michelangelo Merisi è conservata presso il Pio Monte della Misericordia ed è sicuramente qualcosa da visitare se vi trovate a passare per Napoli o addirittura, se fate parte di quei napoletani che per impegni personali, lavoro e studio, non sono mai riusciti a godersi della propria città pienamente. Ecco cosa motiva questa nostra Guida Viaggio.

Per conoscere la sua storia, bisogna risalire all’alba del Seicento, quando Napoli era una delle città più popolose d’Europa, seconda per densità solo a Parigi. Contava circa 450mila abitanti, viverci era una vera e propria impresa, la ricchezza era concentrata nelle mani di poche famiglie di aristocratici, al popolo tocca dividersi ciò che rimane.

Sono gli anni della Controriforma, diventeranno gli anni delle epidemie, delle eruzioni e delle rivolte. Ma in quel periodo, nel cuore della città stava anche germogliano qualcosa di nuovo, un’esplosione di una vitalità artistica senza precedenti.

Nel 1601 un gruppo di gentiluomini prende l’abitudine di riunirsi tutti i venerdì, sempre alla stessa ora, all’ospedale degli Incurabili, dandosi appuntamento nel cortile del complesso, davanti al “pozzo dei pazzi” dove “mastro” Giorgio Cattaneo calava i malati di mente sperando di farli rinsavire.

Questi gentiluomini sono in 7, si conoscono da bambini, da quando raccoglievano elemosine per alleviare le sofferenze dei bisognosi, sono tutti discendenti di antiche casate. Essi decidono a loro spese, di gettare le basi di un programma di opere assistenziali.

Essi giurarono di dedicare la loro vita alle opere di misericordia “corporale” previste dalla tradizione cattolica: dar da mangiare agli affamati, dar da bene ali assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, curare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.

Seguirono mesi di lavori, per fare in modo che da quel momento si convergessero le risorse e si organizzassero le attività benefiche.

I 7 soci del Pio Monte, erano la meglio gioventù, figlia della nobiltà napoletana del periodo.

Cesare Sersale, Giovan Andrea Gambacorta, Girolamo Lagni, Astorgio Agnese, Giovan Battista d’Alessandro, Giovan Vincenzo Piscicelli e Giovan Battista Manso.

Nel 1603 redigono lo statuto.

Nel 1605 incassano l’avallo di Papa Paolo V.

Presso il ceto più povero, convogliano i lasciti dei benefattori e per assicurarsi la massima correttezza nell’uso dei fondi benefici, prevedono anche un meccanismo di rotazione che scatta automaticamente ogni 6 mesi.

Allo stesso tempo i 7 per 2 volte la settimana devono eseguire i 7 compiti delle opere della misericordia. Tutti a turno devono fare tutto.

Ma l’intera congregazione comprendeva fra i suoi aderenti anche Luigi Carafa-Colonna, appartenente alla famiglia che protesse la fuga di Caravaggio da Roma. Fu proprio lui, infatti, a fare da tramite per l’esecuzione della tela delle Sette Opere di Misericordia, realizzata tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607.

Il genio di Merisi condensò tutte le opere della misericordia in un’unica scena, sotto gli occhi di una Madonna col Bambino accompagnata da due angeli, in una scena affollata di dettagli.

Presso il Pio Monte è custodito anche il contratto originale che Caravaggio stipulò con l’istituto, con il compenso di 470 ducati e la firma dell’artista.

Risale al 1613 anche il documento che attesta l’inamovibilità della tela di Caravaggio che per nessun prezzo si possa mai vendere. Più di una volta è stato donato in prestito ma per contratto è sempre ritornato.

Dal 2005 il Pio Monte è stato musealizzato ma continua a svolgere attività benefiche in favore della città, fornendo assistenza a diverse associazioni di volontariato.

 

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