Harry Potter e la maledizione dell’erede

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Non è stato facile per me decidere di acquistare questo libro, poi è arrivato un periodo buio che ha costretto il mondo intero a rimanere a casa e il piccolo schermo non ha perso tempo, ci ha riproposto le storie del mago cresciuto insieme a noi. In più ho sempre pensato che un giorno avrei ripreso in mano tutti e 7 i libri ma come vi ho raccontato con “Animali fantastici e dove trovarli” e “Animali fantastici – I crimini di Grindelwald”, ho deciso di dare un’opportunità a queste finestre sul mondo magico, riaperte anni dopo e palesemente da mani diverse.

Un ritorno a scuola, brusco, diverso da come eravamo abituati. Ma è comunque un ritorno a casa, questo è “Harry Potter e la maledizione dell’erede”.

La storia ha il sapore del passato, delle prime avventure di ragazzini che per un motivo o per un altro, si ritrovano nei guai, guai che finiscono per mettere il mondo intero in pericolo, rischiando di cancellare definitivamente 23 anni di storia. Ma come è possibile?

La maledizione dell’erede per molti è stata una delusione. Per altri ancora, me compresa è stato quel guizzo di magia che mi ha permesso di rincontrare dei vecchi amici con cui alla fine sono cresciuta. Ci si ritrova dopo tanto tempo, tutti adulti, con l’amarezza delle cose perdute e l’inconsapevolezza di quello che ancora ci attende. La paura poi, quella non manca mai, sono solo aumentati i motivi.

La maledizione dell’erede è allo stesso tempo un tuffo nel passato, uno sguardo verso un finale che poteva essere, è quindi prima di tutto un viaggio, nei luoghi e nella memoria.

A giocare a discapito di questo libro purtroppo c’è la stesura, frammentaria e abissalmente diversa da come J.K.Rowling ci aveva abituati. Fatta in alcuni momenti di errori che potrebbero mettere in difficoltà il lettore stesso, come a me è capitato. Ciò accade perché questo nuovo romanzo è in realtà il testo teatrale del nuovo spettacolo di Jack Thorne.

Lo troviamo in forma di “script” (il testo) dell’opera che ha debuttato a Londra il 30 Luglio del 2016, durante la nostra prima tappa nella capitale inglese. Leggendo l’opera teatrale, ci si trova a confrontarsi con sceneggiature, dialoghi e descrizioni sceniche. Questo modo di scrivere, può far pensare che la lettura sia difficile o poco chiara, in realtà ci si abitua molto facilmente allo scorrere degli eventi e dei dialoghi e al passare del tempo in modo repentino e improvviso (cosa che nelle prime pagine, può confondere).

Credo che la sola cosa che forse oggi potrebbe aiutare questa storia, potrebbe essere la trasposizione cinematografica, per rivedere, rivivere e apprezzare di nuovo, personaggi, luoghi e situazioni che da troppo tempo sono usciti dalla nostra vita. Di fatto ciò che inevitabilmente accade è che questo libro ci fa rincontrare volti che pensavamo di aver lasciato per sempre.

Personalmente per reggere tutto questo, ho semplicemente evitato di pensare al teatro.

Parliamoci chiaro, chi ha amato queste storie, lo ha fatto perché aiutato dalla Rowling e da uno spiccato senso di fantasia è riuscito a catapultarsi in un mondo magico. Ora si tratta semplicemente di ritornare i bambini che eravamo. Stessa fantasia ma con altra maturità.

Se si legge il tutto come fossimo a teatro, così come l’opera è stata concepita si finisce per odiare una storia che a conti fatti regge e che ci fa scoprire una profezia nascosta e un’erede in guerra.

Ma l’erede di chi?

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