L’effetto della Guerra sui mercati

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«Compra sul rumore dei cannoni, vendi al suono della tromba»

Il vecchio adagio, che molti attribuiscono a Nathan Rothschild, richiama l’idea che lo scoppio della guerra sia un buon momento per investire in Borsa. Dopo, infatti, dovrebbe esserci il rally del mercato.

Una convinzione supportata dalla realtà?

La domanda si pone, purtroppo, quando c’è in atto un intervento militare massiccio. Ieri con la Corea del Nord, oggi in Medio Oriente tra Stati Uniti ed Iran, da poche ore fra Russia e Ucraina e speriamo che si fermi qui…

Se vi state interrogando sulle possibili conseguenze dello scontro è chiaro che un punto di partenza certo per rispondere al quesito, è guardare al passato. Analizzare cosa è accaduto nel corso della storia per tentare di ipotizzare il futuro. Il tutto, però, con alcune avvertenze. In primis, ogni conflitto va contestualizzato. Inoltre, bisogna ricordarsi, al di là dell’univoca e terrificante tragicità delle bombe, le differenze tra i vari combattimenti: dalla loro durata al numero di nazioni coinvolte fino alla localizzazione geografica degli scontri.

Inoltre, va sottolineato l’impatto dell’inflazione. Infine, visto che non di rado i cannoni hanno fisicamente interrotto le stesse contrattazioni, è necessario considerare un mercato capace di mantenere quasi sempre aperti agli scambi. Vale a dire: Wall Street.

Di conseguenza quale è allora l’effetto della guerra sul listino?

I numeri indicano che la Borsa non “disdegna” la guerra. Il Dow Jones, durante la Prima guerra mondiale, è salito. La stessa dinamica al rialzo la si riscontra, poi, nel secondo conflitto mondiale, tra il primo settembre del 1939 (invasione della Polonia da parte dei nazisti) e l’8 maggio 1945 (resa della Germania agli alleati) l’indice Usa ha guadagnato circa il 23 per cento.

Un trend replicato anche nell’arco di tempo in cui l’America è stata direttamente coinvolta nella guerra. A ben vedere, risalendo verso i giorni nostri, il consuntivo positivo del Dow Jones con l’”elmetto” non è raro. Lo si ritrova nella guerra di Corea e nello stesso conflitto in Vietnam. Più contenuto, invece, il ritorno del paniere azionario durante le due Guerre del golfo.

Certo si potrebbe obbiettare che molto dipende dall’arco di tempo considerato. Rispetto, ad esempio, alla guerra in Vietnam gli storici ricordano che è difficile individuare una data precisa dell’avvio dei combattimenti.

Il Sole 24 Ore ha preso, come giorno di riferimento, il 4 agosto 1964, giorno in cui avvenne l’incidente nel Golfo del Tonchino. Una data che in effetti, può essere “storicamente” criticata. Ciò detto, però, da una parte l’analisi richiede di individuare un lasso di tempo con un inizio e una fine.

Dall’altra, l’andamento dei dati riscontrato dal Sole 24 Ore è comunque confermato dalla ricerca di Mark Armbruster, presidente di Armbruster Capital Management. L’esperto, considerando il periodo tra il 1926 e il 2013, ha analizzato quattro eventi bellici, la Seconda guerra mondiale, il conflitto coreano, quello in Vietnam e le guerre del Golfo.

Ebbene Armbruster ha riscontrato che le large cap di Wall Street, nella Seconda guerra mondiale, sono salite del 16,9% (più 32,8% per le capitalizzazioni minori). Balzo in avanti anche durante la guerra di Corea (+18,7% per le blue chip).

Larry Neal, professore emerito di Economia all’Università dell’Illinois ricorda:

«In generale gli effetti della guerra variano da listino a listino, in funzione della loro esposizione agli investitori internazionali. – Ciò detto – l’espansione del debito pubblico, dovuto all’incremento della spesa del Governo a sostegno dell’impegno bellico, fa aumentare la quantità di titoli scambiabili. Il che spinge i volumi del business oggetto di potenziale compravendita».

Giuseppe De Luca, professore di Storia economica alla Statale di Milano aggiunge:

«Non solo. Si tratta di un contesto in cui l’investitore, sperando nei maggiori guadagni delle attività legate all’industria di guerra, è indotto all’acquisto delle azioni di quei comparti. – Settori che, non va dimenticato, nel passato avevano un peso maggiore rispetto a oggi – Di conseguenza – conclude De Luca – il loro impatto era notevole».

Ma se intendete veramente rimanere aggiornati vi consiglio di consultare la piattaforma ufficiale di trading etoro online.

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