Italia post Covid

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La Fondazione Migrantes, organismo pastorale della conferenza episcopale italiana ha ricreato un quadro ben precisione della situazione in Italia, per i giovani, nell’epoca post pandemica da Covid-19.

Il concetto base è che si parte soprattutto dal sud e non si ritorna perché le discriminazioni anagrafiche, territoriali e di genere, soprattutto verso gli under 35 su sono diventate un ostacolo insormontabile.

L’Italia fuori dall’Italia ufficialmente non cresce, ma il tradizionale “Rapporto italiani nel mondo 2022” della Fondazione Migrantes racconta dietro le cifre un paese interculturale e giovane. È dinamico.

Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, erano infatti 5.8 milioni, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Di questi il 48% è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Ma mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020.

L’identikit di chi è espatriato l’anno scorso disegnato dalla Migrantes è altrettanto preciso, prevalentemente maschio (il 54,7% del totale) e sotto i 35 anni (il 41,6%). Quindi se il Covid da un lato ha fatto decrescere le partenze ufficiali per il blocco dei confini, dall’altra la pandemia sociale ha spinto comunque oltrefrontiera un numero elevato di giovani in cerca di lavoro e prospettive di cui la madrepatria è avara.

Dal 2006 al 2022, secondo gli esperti coordinati da Delfina Licata, la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”.

Una emigrazione in crescita per la stagnazione italiana e per l’immobilità dell’ascensore sociale. Spesso chi parte non ritorna più perché le discriminazioni anagrafiche, territoriali e di genere verso i nati dagli anni 80 in su sono diventate insormontabili. D’altronde se non c’erano i presupposti prima, non ci sono neanche dopo e più non si farà nulla per cambiare le cose e più i giovani (e non solo) partiranno per non fare mai più ritorno.

Da dove partono gli emigrati?

Il 47% dal Mezzogiorno, il 37% dal Nord Italia e circa il 16% dal Centro. Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania.

In generale il 54,9%, quasi 3,2 milioni, vive in Europa, il 40% (oltre 2,3 mi­lioni) in America, centro-meridionale soprattutto (più di 1,8 milioni). Le comunità italiane all’estero più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903mila italiani), tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.900) e la francese (457.138).

La Lombardia, con un quinto del totale e il Veneto (l’11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono Sicilia (9,3%), Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal sud al settentrione e poi oltre confine.

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