Il ruolo dei collaudatori in MotoGP
Il ruolo del collaudatore, nel motomondiale e come abbiamo visto, in particolare nella MotoGP 2020, è diventato negli ultimi anni sempre più centrale, abbiamo sottolineato spesso quanto sia stato determinante Dani Pedrosa nello sviluppo della KTM e anche l’ingaggio di Cal Crutchlow in Yamaha va nella stessa direzione.
L’Ing. Giulio Bernardelle in merito ha specificato:
“Ciò che le case richiedono a chi deve collaudare le moto, non è cambiato nel corso degli anni. È cambiata, invece, l’organizzazione dei team della MotoGP: da quando si è ridotta drasticamente la possibilità di eseguire sessioni di test con i piloti regolarmente iscritti al Campionato del Mondo, è diventato indispensabile per ogni costruttore poter disporre di un validissimo test team”.
Dunque, primi collaudi in Giappone, per i tre costruttori nipponici, e poi test team che lavora in Europa. Ma il collaudatore del test team dev‘essere anche molto veloce? Per questo Yamaha è andata a cercare un pilota che di fatto è ancora in attività e si sente parlare di una proposta della HRC a Dovizioso? Ma Luca Cadalora respinge la tesi corrente:
“Che il collaudatore giri sui tempi dei piloti ufficiali non è necessario, mentre la qualità più importante resta certamente la sensibilità. Ho visto da vicino come lavora e guida Guintoli: ha una sensibilità straordinaria ed è molto intelligente nel descrivere il comportamento della moto. Vedo in Morbidelli lo stesso potenziale: domani Franco sarebbe un ottimo collaudatore per la MotoGP. Anche quando sarà molto meno veloce di oggi”.
Al collaudatore della MotoGP viene richiesta dunque una grande sensibilità, poi deve avere la capacità di rimanere concentrato per sentire, in senso figurato come i diversi componenti e i settaggi modificano la prestazione della moto, infine poi serve la qualità di analisi nella trasposizione delle sue note ai tecnici.
Non deve necessariamente girare su tempi da qualifica, piuttosto deve essere in grado di guidare costantemente su un buon passo e per molte ore. E poi ovviamente, non va trascurato il tema pneumatici. In questa era del monofornitore Michelin, i piloti ufficiali sono costretti ad impiegare gran parte del tempo a disposizione, nei 4 turni di prove libere di ogni GP, per testare le diverse gomme e misurarne grip e usura. Arrivare al settaggio ideale diventa quindi, come è facile immaginare, molto difficile, nei tempi del weekend. Un bell’aiuto arriva dal collaudatore che ha già girato su quella pista, come ha fatto Pedrosa per KTM nei diversi Gran Premi, avvantaggiando i suoi piloti. In questo caso raccogliere dati con un pilota veloce e magari testare anche le gomme, diventa fondamentale. La prima a muoversi in questa direzione è stata Aprilia, a ricordarlo è proprio Giulio Bernardelle che afferma:
“Va riconosciuto all’Aprilia, allora diretta da Jan Witteveen, il merito di aver intuito in anticipo quanto fosse necessario disporre di una struttura di collaudo a tempo pieno. Nella seconda metà degli anni ‘90, Marcellino Lucchi è stato il più veloce collaudatore della 250, mentre nel 1998 venne ingaggiato Aspar Martinez per lo sviluppo della 500 due cilindri”.
E poi ci sono i collaudatori giapponesi, per Yamaha, Honda e HRC che secondo alcuni a questo punto sarebbe più opportuno definirli con il termine di “sviluppatori”.