Lo sport lascia la Russia

Condividi

Il mondo dello sport prende sempre più le distanze da quanto sta accadendo in Europa e in particolare dall’atteggiamento della Russia. Fra i primi a parlare, se non il primo proprio, è stato Sebastian Vettel. Il pilota tedesco ha detto che lui non avrebbe corso a Sochi ben prima che il Gran Premio fosse annullato.

Sì, perché la Formula 1 2022 in Russia non ci va, come non ci sarà in terra russa la finale di Champions League che da San Pietroburgo è passata a Parigi.

Sono solo i due eventi più importanti, ma sono decine quelli annullati o spostati in campo neutro. Lo sport non va in Russia e neanche nell’alleata Bielorussia. Il Comitato Olimpico Internazionale ha invitato tutte le Federazioni Sportive Internazionali a trasferire o annullare i loro eventi nei due paesi.

Sul calendario del prossimo Mondiale che scatterà in Bahrain (18/20 marzo) l’appuntamento di Sochi era fissato a fine settembre. Dal 2023 il Circus aveva addirittura già messo in programma la tappa di San Pietroburgo.

Sebastian Vettel esprimendosi in maniera molto chiara dal primo momento ha dichiarato:

“Non parteciperò al Gran Premio in Russia, sono sconvolto”.

Non può e non vuole per coscienza. Lo dice anche da esponente della Grand Prix Drivers Association, una sorta di sindacato dei piloti, specificando però di non potersi pronunciare al riguardo: “Il tema non è stato ancora al centro della discussione“, diceva ma l’ex ferrarista non si tira indietro e tiene fede alla sua opinione. “È una mia idea – ha spiegato, come riporta racefans.net, ribandendo le sue sensazioni -. Quando mi sono svegliato e ho appreso la notizia di cosa stava accadendo sono rimasto sconvolto. È orribile quello che sta succedendo“.

Tutto ciò accadeva già nelle prime 24 ore di guerra.

Di getto, senza pensarci troppo, il pilota della Aston Martin si lascia sfuggire:

“Per quanto mi riguarda, credo non si debba andare a correre in Russia e non andrò. Mi dispiace per le persone innocenti che stanno perdendo la vita a causa di una leadership folle. Noi piloti parleremo di questa cosa ma la mia decisione è già presa”.

Le parole del tedesco trovavano eco già nella posizione espressa anche dal campione del mondo, Max Verstappen:

“Quando un Paese è in guerra non è giusto andare a gareggiare lì, questo è certo. Questo, però, è solo un mio pensiero”.

Ma poi la risposta è arrivata, come ne sono arrivate tante altre. La finale di Champions del 28 maggio non va in scena alla Gazprom Arena ma a Saint-Denis. L’Uefa ha anche disposto che i club russi e ucraini e le nazionali giochino in campo neutro. La Fifa potrebbe spostare il playoff per i mondiali in Qatar del 24 marzo tra Russia e Polonia.

Oltre alle prese di posizione ufficiali, sono tantissime reazioni personali come quella di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore del Bologna, ha ricordato i suoi anni durante la guerra nella ex Jugoslavia.

«Ricordo al mio Paese, vincemmo la Coppa dei Campioni e c’era la guerra. Quando vincemmo con la Lazio lo scudetto bombardavano. Io speravo sempre che i miei allenamenti durassero una giornata intera per non pensare alla guerra…Chiamavo mia madre per dire: “Guarda, fra dieci minuti bombardano mettetevi sotto, in cantina”. Io spero solo che, da prima, la notizia della guerra non diventi presto la seconda, la terza o la quarta e dopo un mese non se ne parli più. Tutti dobbiamo dare un contributo».

Ma non solo lo sport, la Russia è stata esclusa anche dall’ Eurovision Song Contest 2022. L’annuncio è arrivato già venerdì 25 febbraio, dopo l’esplicita richiesta da parte della Tv di Stato ucraina con la seguente nota:

“Vorremmo sottolineare che l’ Eurovision Song Contest e’ stato creato dopo la Seconda Guerra Mondiale per unire l’Europa. In considerazione di cio’, la partecipazione della Russia come aggressore e violatore del diritto internazionale all’ Eurovision di quest’anno mina l’idea stessa della competizione. L’esclusione della Russia da questo evento canoro su larga scala sarà una potente risposta da parte della comunità internazionale delle emittenti pubbliche alle inaccettabili azioni aggressive e illegali della Federazione Russa e il sostegno alla politica di aggressione ostile delle emittenti statali del Paese”.

Condividi